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Luciano Cafagna e Nicola Crepax (a cura di) – Atti di intelligenza e sviluppo economico. Saggi per il bicentenario della nascita di Carlo Cattaneo – 2001

Luciano Cafagna e Nicola Crepax (a cura di)
Bologna, il Mulino, pp. 576, euro 39,25

Anno di pubblicazione: 2001

Il volume si compone di tre parti, con una Introduzione di Cafagna su Cattaneo, ?umanista politecnico?, rappresentante la cultura del progresso economico della Lombardia ottocentesca. I quattro saggi della prima parte ruotano intorno a questo fulcro tematico: Becattini si interroga sulla scarsa influenza esercitata dal metodo di indagine cattaneana sulla tradizione del pensiero economico italiano mainstream, rintracciandovi invece le origini dell’approccio ?distrettualistico?. Berta ricostruisce lo sviluppo delle posizioni industrialiste de ?Il Politecnico?, dall’interesse di tipo tecnologico e merceologico della fase cattaneana, a quello per l’organizzazione e la politica del secondo periodo. Cafagna rintraccia in Cattaneo le fila di un ragionamento ?federalista giacobino? sulle possibilità del progresso economico per le diverse parti d’Italia, ma anche sul carattere universale dell’esperienza lombarda come modello per le altre regioni. Lacaita infine riprende la riflessione cattaneana sui fattori immateriali della ricchezza, gli ?atti di intelligenza?, per evidenziarne il rapporto con l’istruzione pubblica nella Lombardia otto e novecentesca. La seconda parte del volume è dedicata interamente a questa regione, di cui si vogliono ricostruire le ragioni del successo economico: per Bigatti la capacità dei suoi ?tecnici? di adeguarsi ai bisogni del tessuto economico locale; per Colli le radici rurali-comunitarie dell’imprenditoria; per Crepax l’apertura e sensibilità agli stimoli esterni manifestate dal settore tessile; per Levati il dinamismo dei ?negozianti?, necessario punto di raccordo tra i profitti agricoli e l’investimento industriale; per Licini la capacità del ceto medio imprenditoriale di cogliere le occasioni di profitto offerte dal contesto locale; per Piluso il ruolo imprescindibile della rete creditizia a carattere diffuso. La terza parte, distaccandosi in qualche modo dal tema iniziale, sviluppa riflessioni di carattere teorico-generale: Bagnasco affronta la questione dei processi di recentrage affermatasi nell’Italia dei distretti industriali nell’età della globalizzazione; De Cecco, con una tesi contraria al ?piccolo è bello?, riafferma la superiorità della grande dimensione imprenditoriale e finanziaria; Federico presenta i risultati di un suo studio sugli effetti della politica doganale italiana tra 1820 e 1940; Fenoaltea mette in discussione la definizione di liberismo manchesteriano applicata all’industrializzazione inglese e, di riflesso, a quella del settore tessile lombardo, rintracciandone le ragioni storiche nel dominio commerciale ?armato? perseguito delle potenze europee, dalle repubbliche marinare in poi. Chiude il volume una riflessione di Toninelli sulla periodizzazione dello sviluppo economico italiano, frutto non tanto di una accelerazione rapida negli ultimi decenni dell’Ottocento, quanto di una lunga storia di catching up per la (ri)conquista del ?primato? tra stati euro-occidentali. Non resta che chiedersi: riusciranno gli storici italiani, con un guizzo di originalità, a sganciarsi da questa secolare querelle sulle ragioni dei reciproci primati/climaterii, per porsi, finalmente, qualche domanda nuova?

Stefania Barca