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Lucio Valent – L’Europa non è Europa senza Londra. Il Regno Unito tra Cee e mondo (1964- 1967) – 2008

Lucio Valent
Milano, Unicopli, 327 pp., euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2008

Pubblicato nella collana «Politica estera e opinione pubblica» diretta da Brunello Vigezzi, il volume ricostruisce le vicende relative alla seconda richiesta di adesione della Gran Bretagna alla Cee. Esso non solo offre un primo contributo al superamento di una lacuna negli studi sull’integrazione europea, ma ripercorre l’evoluzione della politica estera inglese alla metà degli anni ’60, basandosi sulla documentazione del Public Record Office e sulla più recente produzione storiografica, e collocando la scelta europea compiuta dal governo laburista guidato da Harold Wilson nel 1967 nel quadro del ripensamento globale del ruolo internazionale della Gran Bretagna. Il percorso di avvicinamento all’Europa comunitaria appare non privo di esitazioni e difficoltà, derivate principalmente dai problemi economici e monetari e, più in generale, dal relativo declino della potenza inglese. Il libro ricostruisce molto bene lo scontro all’interno dell’élite politica britannica tra quanti sostenevano ancora il ruolo globale del Regno Unito e coloro che invece puntavano all’adesione alle Comunità.Tra i meriti principali del volume vi è senz’altro quello di offrire una ricostruzione attenta della rielaborazione della linea di politica estera del governo laburista, che confermava una scelta già compiuta dal governo conservatore di Macmillan nel 1961, ma si arricchiva di valutazioni legate alla trasformazione delle potenzialità britanniche nel sistema internazionale. La scelta di Londra per l’Europa appare in sostanza un calcolo freddo per rilanciare le ambizioni globali del paese, più che un’opportunità per giocare un ruolo europeo. Inoltre, il volume mostra come la strategia inglese non sia stata certo facilitata da un’eccessiva fiducia nelle capacità diplomatiche e nel potere negoziale inglesi, mentre emerge con chiarezza come da parte britannica si sia costantemente sottovalutata la forza di De Gaulle all’interno della Comunità, senza mai riuscire né a instaurare un vero dialogo con il presidente francese né ad avvicinarsi agli altri paesi membri. Appare poi del tutto assente dal dibattito politico inglese qualunque considerazione sulla direzione da imprimere all’integrazione comunitaria che non fosse legata alla visione della Comunità quale strumento per puntellare il ruolo inglese di potenza mondiale. Le vicende e i passaggi qui ricostruiti appaiono pertanto estremamente utili per capire una sostanziale ambiguità di fondo nell’approccio inglese, ambiguità che contribuisce a spiegare, dopo l’ingresso nel 1973 nella Comunità, alcune delle prese di posizione di Londra sui temi europei. Piuttosto, si avverte la mancanza nel volume di una ricostruzione più approfondita delle posizioni dei partner europei e della stessa diplomazia comunitaria, in particolare della Commissione europea, che aveva richiamato i paesi membri a non trascurare l’importanza di accompagnare l’eventuale allargamento della Comunità con l’approfondimento dell’integrazione.

Marinella Neri Gualdesi