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Ludovico Incisa di Camerana – I ragazzi del Che. Storia di una rivoluzione mancata – 2007

Ludovico Incisa di Camerana
Milano, Corbaccio, 402 pp., Euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2007

Dopo I caudillos, L’Italia della luogotenenza e Il grande esodo, la collana storica di Sergio Romano ospita l’ultimo volume di Incisa di Camerana, noto esponente del mondo diplomatico italiano in America latina che, nella sua lunga carriera, ha ricoperto, tra gli altri incarichi, quello di ambasciatore in Argentina e Venezuela.I ragazzi del Che, ricco di aneddoti e le cui fonti, tutte edite, afferiscono essenzialmente a memorialistica e stampa internazionale, opera una sistematica demistificazione dell’icona per antonomasia della lotta armata nel sottocontinente e delle aspirazioni di giustizia sociale legate a un’intera generazione: Ernesto Guevara de la Serna. L’obiettivo dichiarato dall’a. è quello di valutare l’impatto che «una figura occidentale senza riscontro in altre aree extraeuropee, dal mondo arabo all’Africa, alla Cina, al Vietnam, all’India» (p. 10) ha prodotto all’interno di quell’area geografica, politica e culturale la cui collocazione si definisce all’insegna di una forte ambiguità – l’«Occidente del Terzo Mondo» o «Terzo Mondo dell’Occidente», per dirla con Alain Roquié.Non è un caso, probabilmente, che il clima di attuale effervescenza politica e sociale latinoamericana stimoli in questo senso, e da più versanti, riflessioni articolate sulla genesi e le potenzialità di una pluralità di movimenti sociali che affonda le sue radici proprio nei primi anni ’60 del ‘900 e nel processo rivoluzionario cubano.Suddiviso in cinque sezioni, il testo dedica le prime tre a una minuziosa narrazione della biografia del Che, dalla nascita ai rapporti con le potenti oligarchie argentine, all’avventura caraibica, a quella africana, fino al tragico epilogo in Bolivia. Non sembra trapelare, in questa parte, la complessità e la conflittualità del rapporto con Fidel Castro, in parte assodata dalla latinoamericanistica contemporanea. Le ultime due sezioni vedono invece una ricostruzione minuta dello scacchiere sociale e politico degli anni ’70 nel sottocontinente, dove emergono in particolare il protagonismo dei Tupamaros uruguaiani e l’esercito sandinista in Nicaragua.Non c’è successo, secondo Incisa di Camerana, per l’eredità del Che. Le conclusioni vedono infatti la sua rivoluzione, che «non è stata contadina, né operaia, né sociale, né indigena» ma «studentesca e intellettuale, romantica, populista, temporanea» (p. 349), come un processo destinato inevitabilmente a fallire nel medio e lungo periodo. Saranno poi gli anni ’90 e la fine dell’equilibrio bipolare a decretare inoltre l’assoluta non praticabilità della lotta armata, anche da parte degli stessi leader latinoamericani. In questa operazione di destrutturazione di un personaggio passato dalla storia al mito, resta da chiedersi se effettivamente, come lasciano intuire le ultime parole del volume, «la sua perdurante popolarità» non ne abbia fatto soprattutto «un bene di consumo eccezionale e a buon mercato, che ha finito con il logorare sempre più gli ideali di quei giovani che hanno cercato a caro prezzo di seguire l’esempio del «comandante delle Americhe» (p. 381).

Benedetta Calandra