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Luigi Parente, Fabio Gentile, Rosa Maria Grillo (a cura di) – Giovanni Preziosi e la questione della razza in Italia – 2005

Luigi Parente, Fabio Gentile, Rosa Maria Grillo (a cura di)
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 393, euro 33,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume comprende gli atti del convegno di studi su Giovanni Preziosi organizzato, nel novembre-dicembre 2000, dall’Osservatorio politico-sindacale ?Gaetano Vardaro? di Avellino. La pubblicazione presenta una certa utilità, a condizione, tuttavia, che il lettore prenda le dovute misure rispetto a due insormontabili limiti. In primo luogo, occorre sopportare la cornice campanilistica avellinese che accompagna l’intera pubblicazione, finendo per porre sullo stesso piano, in una sorta di nemesi storica riconciliatrice, l’?intellettuale superbo, altezzoso? (p. 18) Giovanni Preziosi, da un lato, e, dall’altro, il ?Perlasca irpino? (p. 20), Giovanni Palatucci. In secondo luogo, una buona parte dei contributi proviene da intellettuali appartenenti ad ambienti di destra, prevalentemente evoliani, spesso portatori di punti di vista insostenibili sul piano storiografico. Capita così di leggere il saggio di Franco Manni su I presupposti filosofici ne «La Vita Italiana» di Preziosi, in cui, al paragrafo intitolato Antisemitismo, si trova di tutto ? da Voltaire a Kant, da Proudhon a Marx ? ma manca, incredibilmente, qualsiasi riferimento a Preziosi. Poche pagine dopo ci si imbatte poi in un Giano Accame, che si sforza di difendere la figura di Preziosi ?antisemita, ma non razzista? (p. 321), giungendo perfino a giustificare gli argomenti paradossali del cospirazionismo antiebraico.
Lette le avvertenze, il volume mantiene comunque due aspetti estremamente interessanti. Innanzitutto, alcuni contributi approfondiscono accuratamente la battaglia politica di Preziosi tra le file del fascismo napoletano, finora ben poco nota. In secondo luogo, diversi, pregevoli saggi affrontano il tema cruciale dei rapporti fra Preziosi e la RSI. Merita, in particolare, di essere segnalato l’intervento di Mauro Raspanti, dedicato a una puntuale ricostruzione delle attività dell’Ispettorato generale per la razza (1944-45). Dall’analisi di Raspanti, infatti, emerge con chiarezza un’interpretazione storiografica che dovrebbe suggerire ulteriori approfondimenti. L’Ispettorato non fu ? come sostenne De Felice nella sua Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo ? l’ultimo, disperato espediente di Mussolini per non farsi sfuggire completamente dalle mani il controllo della politica antisemita. Si trattò, per contro, del compimento e della realizzazione di un progetto avanzato almeno dal 1941-42 dal gruppo Evola-Preziosi, le cui proposte prevedevano l’unificazione degli uffici razziali del ministero della Cultura popolare e del ministero degli Interni; la creazione di un legame diretto con il duce che permettesse di saltare la burocrazia; un concetto di razza ?bio-spirituale?; l’estensione della categoria di ebreo e la sua conseguente applicazione in nuove leggi razziali; la creazione di un ?Ordine? spirituale-guerriero, posto al vertice di un’Europa arianizzata e de-massonizzata. Che ruolo ebbe quest’ultimo orientamento politico-ideologico nel funzionamento della macchina della deportazione in Italia? Forse l’analisi di fonti tedesche potrà fornire qualche risposta.

Francesco Cassata