Cerca

Luigi Ponziani – Il capoluogo costruito. Teramo in età liberale (1860-1900) – 2003

Luigi Ponziani
Teramo, Edigrafital, pp. 475, s.i.p.

Anno di pubblicazione: 2003

Ponziani ricostruisce le vicende di Teramo in età liberale intrecciando i temi della storia amministrativa con quelli della storia sociale e culturale delle élites urbane, attraverso l’uso vasto e meticoloso di fonti archivistiche e a stampa.
La narrazione è scandita, con i titoli dei capitoli, dalle sindacature (Settimio Costantini, Emidio Cerulli, Bernardo Costantini, Luigi Paris) quasi a sottolineare il ruolo svolto dal primo cittadino, spesso sottostimato dalla storiografia rispetto a quello del prefetto e del deputato, nei processi di costruzione delle realtà locali. In questo senso, pur tenendo fermo il rapporto dialettico tra centro e periferia, il volume ci offre prevalentemente il punto di vista della periferia su se stessa. Più in generale, attraverso un’analitica attenzione ai profili culturali, socioprofessionali, nonché politici dei sindaci, degli amministratori locali e della deputazione parlamentare, disegna lo spaccato della classe dirigente di una media città italiana.
Il lavoro attraversa altri snodi storiografici: il passaggio dalla carità all’assistenza pubblica, con la laicizzazione degli organismi di beneficenza; il tema dell’emulazione e della concorrenza con le altre città nella formazione delle gerarchie urbane; il ruolo dell’istruzione elementare nei processi di nazionalizzazione; la produzione dei luoghi fisici e simbolici della città con particolare attenzione agli spazi e ai servizi della cultura (I luoghi dell’identità costruita, recita il titolo del capitolo) il teatro, la pinacoteca, il museo, cui solo di recente la storiografia si è accostata. Dal punto di vista della storia amministrativa sottolinea il ruolo delle politiche relative al bilancio e al personale nei processi di trasformazione fisica e sociale della città.
Questo quadro s’inserisce nella cornice di una città ancora rurale, dove la campagna, caratterizzata da un massiccio appoderamento mezzadrile, mantiene una forte capacità di trattenere gli uomini e i ritmi d’incremento demografico sono inferiori a quelli di altre città abruzzesi, e dove le relazioni economiche sono basate sul modello interclassista e paternalista tipico della modernizzazione italiana. Il tessuto connettivo del lavoro è costituito dalle dinamiche della lotta amministrativa, ricostruite attraverso una narrazione minuta, attenta a decifrare il farsi e il disfarsi delle alleanze intorno alle singole personalità notabilari, a leggere il ruolo svolto in questa dialettica dai prefetti, dai legami famigliari, dalla stampa locale e delle ideologie politiche. In questo contesto le riforme crispine hanno una funzione periodizzante. Se fino alla riforma del 1888 le grandi correnti ideologiche (conservatori, clericali, progressisti, repubblicani, radicali) riuscirono in qualche modo a orientare la lotta politica, dopo la riforma con l’allargamento del suffragio, rimasero una mera copertura alla formazione di partiti amministrativi personali. Il libro riesce così a tenere il quadro analitico delle dinamiche locali all’interno di griglie interpretative, sia consolidate, sia più recenti, della storiografia.

Salvatore Adorno