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Luigi Rossi – Dal concerto europeo all’impero globale: due secoli di relazioni internazionali – 2004

Luigi Rossi
Salerno, Plectica, pp. 309, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2004

Non sono molti i manuali di storia delle relazioni internazionali. È dunque benvenuto il tentativo fatto con questo testo, che copre i due secoli dal Congresso di Vienna. Ragionevolmente completo nel sintetizzare una materia vasta, esso offre una narrazione cronologica che vuole rendere conto in primo luogo dei mutamenti nell’architettura e nel funzionamento delle relazioni internazionali, nelle trasformazioni di sistema. A una prima parte sulla parabola del sistema europeo fino al 1945, ne segue una sull’era bipolare e il presente. La prima appare più completa nella ricostruzione degli eventi e più scorrevole, forse per una maggior familiarità dell’autore con il contesto europeo; la seconda sacrifica la narrazione cronologica in favore dell’analisi dei due protagonisti principali.
Nel complesso, uno studente ragionevolmente informato dovrebbe orientarsi e organizzarsi un quadro d’assieme della materia senza troppa difficoltà, ma dubito che riesca a trarne stimoli critici. Il testo infatti privilegia la ricerca di completezza narrativa alla discussione interpretativa. In teoria nulla di male, visto che le strategie didattiche nei corsi triennali tendono in tale direzione. Ma così l’utilizzo del testo risulta limitato. Trovo poco condivisibile la scelta di non offrire al lettore il senso della pluralità delle letture, delle grandi linee del dibattito interpretativo. Sotto questo profilo, l’assenza di un apparato bibliografico ? ci sono invece una cronologia sintetica e un indice dei nomi ? sembra non una mancanza editoriale quanto il sintomo di una scelta di fondo che impoverisce il volume.
Nel merito, l’autore adotta una lettura geopolitica che riflette una visione kissingeriana delle relazioni internazionali. Non a caso il testo è più convincente in quei passaggi ? le origini della Grande Guerra o il successivo problema tedesco ? a cui tale lettura si attaglia di più. In generale è migliore nelle parti sull’Europa (e l’Italia): laddove cioè le categorie geopolitiche riflettono con maggiore aderenza la cultura prevalente delle relazioni internazionali. Mentre risulta invece semplificatoria la schematizzazione di schietta ascendenza kissingeriana tra idealismo e realismo nella politica estera statunitense.
La focalizzazione sul sistema internazionale e le mutazioni storiche delle sue geometrie implica un privilegio dato prima all’Europa e poi ai due attori bipolari, e quindi una marginalizzazione del mondo extraeuropeo. Un sacrificio di questo genere (o uno inverso) è impossibile da evitare in un testo che vuole mantenere dimensioni maneggevoli, ma ha conseguenze tanto più pesanti quanto più ci si avvicina all’oggi, e al moltiplicarsi di attori con una voce rilevante. Insieme alla scarsa attenzione per le dinamiche dell’economia e della tecnologia, ciò fa sì che le parti sull’ultimo trentennio siano meno rotonde e persuasive. Non è quindi questo un testo che aiuti particolarmente a districarsi nella storia della globalizzazione, e il problema non viene risolto nella discussione finale di alcune Ipotesi per il nuovo millennio, sorprendentemente soggettive e prescrittive (almeno per gli standard di un libro di testo) nell’affidarsi alle possibilità e speranze dell’Europa.

Federico Romero