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L’Unione Europea e il Mediterraneo. Relazioni internazionali, crisi politiche e regionali (1947-2016) / L’Unione Europea e il Mediterraneo. Interdipendenza politica e rappresentazioni mediatiche (1947-2017)

Sante Cruciani, Maurizio Ridolfi (a cura di)
Milano, FrancoAngeli, 2017, 240 pp., € 28,00 / Milano, FrancoAngeli, 2017, 236 pp., € 30,00

Anno di pubblicazione: 2017

I due volumi curati da Cruciani e Ridolfi sono il risultato delle attività di un progetto
Jean Monnet sul «posto» del Mediterraneo nel processo di integrazione europea.
Il primo affronta le interdipendenze politiche e alcuni specifici momenti di crisi.
Raccoglie saggi che, per lo più, offrono ampie panoramiche sugli studi condotti sino ad
ora sul Mediterraneo e la Cee/Ue. Fanno parziale eccezione i contributi di Spagnolo e
Bonatesta, sull’Italia come paese mediterraneo ed europeo che beneficia di programmi
di assistenza e stabilizzazione economica, e quello di Guasconi su come l’ascesa di un
paradigma securitario nelle relazioni tra Ue e Mediterraneo abbia contribuito a ridefinire
e indebolire il partenariato euro-mediterraneo.
Il secondo volume offre prospettive e approcci nuovi, attenti a legare le interdipendenze
politiche ed economiche dell’area euro-mediterranea con rappresentazioni mediatiche,
con specifici discorsi pubblici, e con azioni di propaganda e di diplomazia culturale.
Tre sono i fili conduttori che uniscono i due volumi.
Il primo è il rifiuto di nette separazioni tra realtà nazionali e sovranazionali, privilegiando
così la complessità dell’integrazione europea e il rapporto tra questa e il Mediterraneo,
un’area con soggetti, problemi, linguaggi politici diversi, eppure strettamente
connessi. In questo modo, i due volumi confermano, e anzi chiariscono ed approfondiscono,
come il processo di integrazione europea abbia trovato sin dai primi momenti
un’area importante nel Mediterraneo. L’attenzione presente nei trattati istitutivi, il dialogo
euro-arabo, l’allargamento a Grecia, Spagna e Portogallo, e il varo del Partenariato
euro-mediterraneo sono alcune delle iniziative sviluppate verso l’area. E, tuttavia, risulta
chiaro che dal 2000 ad oggi lo slancio mediterraneo della Cee/Ue sia andato scemando.
Secondo, i due volumi ci ricordano che l’integrazione europea e l’azione europea
verso il Mediterraneo si sono sviluppate all’interno di cornici più ampie, come la guerra
fredda e la decolonizzazione. Gli intrecci sono ben presenti e chiari nel primo volume ma
non mancano neanche nel secondo, come mostra il capitolo di Merolla sul jazz, i soldati
americani e le trasformazioni dell’area di Napoli.
Terzo e ultimo: la centralità dell’Italia, come ponte, soggetto e oggetto dello spazio
euro-mediterraneo. È questo un dato acquisito dalla storiografia, che a più riprese ha
sottolineato progetti, ambizioni e velleità italiane nel Mediterraneo. Emerge qui un limite
comune ai due volumi. L’eccessivo peso dato alle vicende italiane stride infatti con la poca
attenzione riservata alla Francia che – con l’eccezione del capitolo di Marchi e, in parte,
dei contributi di Laschi e Calandri – resta spesso sottotraccia pur essendo protagonista
nello spazio euro-mediterraneo.

Umberto Tulli