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L’Unione Goliardica Italiana (1946-1968). Biografie di protagonisti

Piero Pastorelli
Bologna, Clueb, 159 pp., € 21,00

Anno di pubblicazione: 2015

Pastorelli indaga l’epoca dei «parlamentini» – così vennero detti ironicamente –, cioè
l’innesto del sistema rappresentativo nella vita della comunità studentesca universitaria,
affamata di democrazia, di elezioni, di dibattiti dopo la dittatura e la guerra. Al centro del
quadro è l’Ugi con la sua ramificata rete di gruppi d’ateneo, gli organi di coordinamento,
i congressi e soprattutto gli animatori e gli aderenti, i delegati, i consiglieri, i presidenti
e i direttori e collaboratori di fogli e testate. Il cuore del volume, aperto da un rapido
saggio che ripercorre la parabola del movimento, è infatti un repertorio prosopografico di
146 profili, costruiti attingendo a fonti scritte e interviste, con un duplice obiettivo: da
un lato, di tracciare una sorta di ritratto collettivo di quella associazione studentesca nei
suoi 22 anni di vita; dall’altro, di documentare, attraverso i percorsi postuniversitari dei
biografati, la funzione dell’Ugi come palestra di vocazioni professionali e politiche, laboratorio
di formazione democratica di una significativa élite intellettuale che, nel variare
delle generazioni, si riconobbe in quello che l’a. identifica come «il codice genetico del
movimento» (p. 25), ossia il laicismo.
Sfogliando il volume c’imbattiamo in una cospicua pattuglia di futuri politici di
grosso calibro, da Bettino Craxi ad Achille Occhetto, da Giorgio La Malfa a Gianni De
Michelis e a Marco Pannella, in un folto gruppo di intellettuali di primo piano, dentro e
fuori dal perimetro accademico, quali, ad esempio, Piero Barucci, Tullio De Mauro, Stefano
Rodotà, Giovanni Sartori, Paolo Ungari, e in un variegato mondo di professionisti,
tecnici, giornalisti e studiosi connotati spesso da un duraturo impegno civico. Come nota
l’a. è significativa la completa assenza femminile, in sintonia con una stagione di associazionismo,
che ancora emarginava e ignorava la componente universitaria femminile pur
in costante ascesa.
Preme all’a. far emergere la fisionomia originale dell’Ugi, ove si coltivò un modello
di democrazia universitaria alternativo alla riproduzione su scala ridotta degli schieramenti
partitici nazionali. Antagonista dei movimenti giovanili dei partiti di massa e dei loro
tentativi di penetrazione ed egemonia, l’Ugi rappresentò nei suoi momenti migliori una
visione autonomistica e dal basso del mondo degli studi e difese, secondo Pastorelli, il
pluralismo politico-culturale della condizione studentesca e la sua intrinseca creatività. Si
avverte in queste pagine l’affiorare di una intenzione testimoniale e autobiografica, ancor
più che storiografica, sulla vicenda e molti temi qui accennati meriterebbero di essere
sviluppati e approfonditi come, ad esempio, i rapporti con la goliardia intesa come tradizione
e codice comportamentale, il confronto con la Fuci e in seno all’Unuri, le ragioni
della sconfitta dell’Ugi di fronte ai cambiamenti degli anni ’60. D’altronde, il volume si
offre anzitutto come strumento per future ricerche, nel solco degli studi di Orsina e Quagliariello
sulla storia della goliardia nel dopoguerra.

 Elisa Signori