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Mahmoud-Hamdane Larfaoui – L’occupation italienne de la Libye. Les préliminaires, 1882-1911 – 2010

Mahmoud-Hamdane Larfaoui
Paris, L’Harmattan, 246 pp., € 24,50

Anno di pubblicazione: 2010

Nell’anno in cui si commemora – più esattamente si cerca contro molti di commemorare – sia il centocinquantesimo dell’unificazione d’Italia sia i centocinquant’anni della sua unità, un’altra ricorrenza impende: il centenario della guerra per la Libia. Pochi da noi paiono, al momento in cui si recensisce questo libro francese, ricordarsene. Anche perché l’enfasi nazionalistica di quei mesi fra il 1911 e il 1912 contrasta non poco con il presupposto idillio risorgimentale, la guerra di aggressione contrasta alquanto con la guerra di difesa contro l’oppressore straniero. In una parola, il ricordo del 1911 della Libia guasterebbe un poco quel minimo comun denominatore «liberale» attorno a cui vanno saldandosi le diverse culture politiche che tentano di celebrare il 1861. Gli stessi storici sembrano essersene ricordati piuttosto tardi: un fascicolo speciale di «I sentieri della ricerca», diretta da Angelo Del Boca, o degli «Annali della Fondazione La Malfa», un convegno alla Luiss, forse qualche libretto: iniziative tutte apprezzabili e meritevoli, ma tutto sommato poca cosa e incapace di riequilibrare il senso delle celebrazioni centocinquantenarie (ammesso che un senso unico esse riescano ad avere).In questo quadro avevamo accolto con piacere l’indicazione dell’uscita del presente volume, che comunque merita almeno una menzione. L’a., che dai cataloghi delle biblioteche sembra essere alla prima monografia in lingue occidentali, si presenta come già docente di Storia del diritto e delle dottrine politiche e già delegato presso l’Unesco. Il volume, in sette capitoli, parla del vilayet di Tripoli all’inizio del ‘900, delle ragioni economiche e politiche dell’espansionismo italiano, delle controversie diplomatiche attorno a quella provincia ancora ottomana, della penetrazione pacifica italiana, della propaganda e infine della preparazione dell’intervento militare. Come si vede dall’indice, un volume assai tradizionale con una bibliografia scarna, con pochi approfondimenti documentari nuovi. È una storia sostanzialmente politico-diplomatica, quella di questo libro, che in molta buona parte già conoscevamo. Pochissimi i riferimenti agli archivi. Forse il capitolo più interessante è proprio quello iniziale, sulla realtà locale, che dimostra conoscenza diretta.Ciò detto, se anche può non stupire o sorprendere, deve però essere segnalato un volume su vicende anche italiane scritto e pubblicato fuori d’Italia, anche solo per il fatto di esserci: mentre gli studiosi e le case editrici della penisola – su un tema che pure potrebbe avere un suo impatto proprio in quest’anno di celebrazioni – ancora dormono, o sonnecchiano.

Nicola Labanca