Cerca

Manfredonia. Storia di una catastrofe continuata

Giulia Malavasi
Milano, Jaca Book, 348 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2018

Quella di Giulia Malavasi è una ricerca di storia militante e attiva. È militante perché l’a. non nasconde il punto vista della sua narrazione che è quello delle donne e degli uomi- ni di Manfredonia, che nel libro prendono parola attraverso le trascrizioni delle interviste, rivendicando il diritto all’informazione e alla partecipazione alle decisioni che riguardano il territorio. È storia attiva perché nasce da un percorso di collaborazione interdisciplinare alla indagine epidemiologica Epichange commissionata nel 2015 dal Comune di Manfre- donia per valutare lo stato di salute dei cittadini e dell’ambiente, in relazione alla presenza del polo chimico attivo dal 1971 al 1993.
I due impianti, Anic e Società chimica Dauna, insediati grazie alla politica della Cassa, producevano rispettivamente fertilizzanti e fibre artificiali. La storia, narrata con documentazione ampia e inedita, parte della scelta della localizzazione segnata dall’intrec- cio tra potere politico e industria pubblica, per poi soffermarsi su una serie di incidenti che costellarono la presenza industriale, a partire dal più grave del 1976 che liberò sul territorio tra 10 e 30 tonnellate di arsenico i cui effetti sulla salute dei cittadini si riper- cuotono ad oggi, a causa della lunga latenza della malattia. Tra il 1972 e il 1990 l’a. conta ben dieci incidenti significativi che colpiscono la salute e l’immaginario della città, seguiti da altri tre eventi che impattano in maniera devastante sul territorio: la costruzione di un inceneritore, lo sversamento di sali sodici nel mare antistante, il tentativo di far sbarcare nel porto la Deep Sea Carrier, nave dei veleni, carica di rifiuti tossici.
Questa incalzante sequenza di eventi trova riscontro nel sottotitolo del libro: una catastrofe continuata. Manfredonia è infatti sottoposta a un duraturo stress ambientale e sociale, rilevato dal punto di vista epidemiologico dall’indagine Epichange e confermato dalla ricostruzione storica dell’a. La storia è segnata dall’organizzazione della protesta dei cittadini e dal susseguirsi di vicende giudiziarie. Due, tra queste, le più importanti: la denuncia delle donne di Manfredonia alla Corte europea che vide il riconoscimento della violazione dell’art. 8 della Convenzione dei diritti dell’uomo, ovvero il diritto all’informa- zione sullo stato di salute dell’ambiente in cui si vive, e l’inchiesta che parte dalla denuncia solitaria dell’operaio Nicola Lovecchio. La documentazione delle inchieste converge nelle fonti prese in considerazione dall’a. Tutta la narrazione è poi attraversata dal rapporto irrisolto e contraddittorio tra lavoro e salute, sintetizzato nel conflitto che si aprì tra la cittadinanza e i lavoratori al momento della chiusura degli impianti.
A Manfredonia, come in molti altri siti deindustrializzati, rimangono oggi due pa- trimoni. Il primo è quello di infrastrutture lasciate dalle imprese in attesa di bonifica, il secondo è quello di memoria e di vissuto in capo alla comunità urbana che si trasforma in vigilanza sociale sui temi della salute e dell’ambiente.

Salvatore Adorno