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Marcella Spadoni – Il gruppo SNIA dal 1917 al 1951 – 2003

Marcella Spadoni
Torino, Giappichelli, pp. XXIV-232, euro 29,00

Anno di pubblicazione: 2003

La vicenda del gruppo SNIA dal 1917 al 1951 potrebbe prestarsi ad una lettura interessante sul capitalismo industriale italiano nella fase pionieristica. La Società di navigazione italo-americana viene fondata nel 1917 da un gruppo di imprenditori piemontesi tra cui Riccardo Gualino e Giovanni Agnelli per gestire su commessa dello Stato italiano il trasporto marittimo di merci di provenienza soprattutto americana. Ben presto Gualino che deteneva il pacchetto di maggioranza ed era stato eletto presidente della Società allargò gli orizzonti dell’impresa non solo ad altre imprese di navigazione ma soprattutto a due società che producevano fibre tessili artificiali. La crisi dei trasporti marittimi fece sì che nel 1922 Gualino modificò non solo la ragione sociale dell’impresa in SNIA Viscosa ma anche le linee produttive del gruppo che si concentrò sulla produzione della seta artificiale. L’exploit della impresa fu travolgente. Alla metà degli anni Venti la SNIA riuscì diventò la società italiana con il più elevato capitale sociale, fu la prima società italiana ad essere quotata nella borsa straniera a Londra, e si impose sul mercato mondiale come la principale industria di produzione ed esportazione di fibre tessili artificiali. La performance industriale della Società fu dovuta principalmente alla capacità ma anche all’attivismo non sempre prudente di Riccardo Gualino. Un industriale direi sui generis nel panorama imprenditoriale italiano, colto, amante dell’arte, antifascista, scrittore egli stesso di romanzi e coraggioso fino al punto di opporsi apertamente a Mussolini per la decisione di adottare ?quota novanta? che per ovvi motivi penalizzava fortemente l’industria italiana che basava la sua forza sulle esportazioni. Dopo che la crisi del ’29 determinò la fuoriuscita di Gualino e le note vicende politiche determinarono il suo confino a Lipari, la SNIA passò nelle mani più sicure di Senatore Borletti e Franco Marinotti che riorganizzarono il gruppo. La Società non riuscì più ad attuare performances comparabili a quelle dei primi anni Venti, ma all’ombra del protezionismo fascista riuscì a consolidare la sua posizione sul mercato interno. Il libro della Spadoni, pur utilizzando una documentazione archivistica corposa, non riesce ad uscire fuori dal racconto cronachistico, trattando vicende fondamentali che attengono non solo alla storia del capitalismo italiano, ma direi anche alla storia intellettuale e politica di questo paese sempre con il medesimo tono e con un apparato bibliografico di riferimento decisamente insufficiente.

Pinella Di Gregorio