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Marcello De Cecco e Gianni Toniolo (a cura di) – Storia della Cassa Depositi e Prestiti, Presentazione di Maria Teresa Salvemini, saggi di Giuseppe Della Torre, Leandro Conte, Pier Francesco Asso e Stefano Battilossi – 2000

Marcello De Cecco e Gianni Toniolo (a cura di)
Laterza, Roma-Bari

Anno di pubblicazione: 2000

Fondata nel regno di Sardegna nel 1850 per ricevere cauzioni e altri pagamenti alla pubblica amministrazione, la Cassa nasceva al di fuori di rapporti con il sistema bancario, e per i primi anni svolse una funzione economica marginale. La vera svolta avvenne nel 1875 con l’introduzione del risparmio postale. In un paese arretrato come l’Italia, la raccolta del risparmio attraverso gli uffici postali conobbe un grande successo. Nel giro di pochi anni la Cassa divenne un “gigante” finanziario e tale è rimasto fino ai giorni nostri.
Il Regolamento del 1875, prevedendo la possibilità di erogare mutui agli enti locali con estinzione a 25 anni fece della Cassa il principale interlocutore finanziario di comuni e province. Nel 1898 la Cassa fu elevata a Direzione Generale presso il Ministero del Tesoro. La Cdp fu l’interfaccia della crescita delle città e di tutto il tessuto comunale in età giolittiana: municipalizzazioni, piani di riordino urbano furono finanziati tramite essa. Con la prima guerra mondiale la Cdp entrò in un lungo tunnel da cui non sarebbe più uscita fino agli anni ’50. Le esigenze della guerra e le pericolanti condizioni della finanza statale degli anni ’20, legarono la gestione dei fondi della Cassa alla politica economica e finanziaria dei governi. La Cdp perse quasi completamente autonomia, e finì per diventare uno dei bracci operativi, il più sicuro, della politica finanziaria del regime fascista.
Nel cinquantennio repubblicano la Cassa ha sofferto di una incertezza di fondo sui propri fini istituzionali, oscillando fra il recupero del rapporto privilegiato con gli enti locali e la funzione di strumento per la politica monetaria del Tesoro.
Quando, fra il 1978 e l’83 il Parlamento ha cercato di sciogliere il nodo, con l’obiettivo di ricreare un circuito dei capitali indirizzato al finanziamento degli enti locali e degli enti pubblici, ha prodotto un assetto ben presto superato dalla normativa europea e dalla successiva riforma degli enti locali, che spingeva nella direzione opposta. La storia della Cassa finisce in maniera aperta, con l’impressione di una istituzione che si trova oggi in parte spiazzata rispetto ai propri compiti istituzionali.
Rigorosamente confinato in una prospettiva di storia economica e di analisi macroeconomica dei flussi finanziari, il libro non comprende alcun organigramma sulla struttura amministrativa della Cassa, neppure un elenco dei direttori che si sono succeduti, né alcun sommario della produzione normativa relativa alla Cassa, che sarebbero certamente stati utili per il lettore. Comunque l’opera, grazie alla massa di dati quantitativi prodotta, resta una cornice indispensabile per chi voglia affrontare il tema della finanza pubblica e delle autonomie locali nel nostro paese.

Alessandro Polsi