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Marcello Flores (a cura di) – Storia, verità, giustizia. I crimini del XX secolo – 2001

Marcello Flores (a cura di)
Milano, Bruno Mondadori, pp. 402, euro 20,66

Anno di pubblicazione: 2001

Nei suoi ultimi lavori, l’autore ha dedicato grande attenzione alle implicazioni metodologiche che l’invadenza delle categorie morali e giuridiche ha avuto sulla rilettura del passato recente, sempre più presente nel dibattito politico e culturale contemporaneo. Il cortocircuito tra storia e giustizia è lo spunto problematico di questo libro, che raccoglie gli interventi al convegno svoltosi a Siena nel marzo del 2000. Oggetto del dibattito, al quale hanno contribuito studiosi di varia provenienza disciplinare ? dai giuristi e politologi agli psichiatri e sociologi, dagli antichisti agli storici contemporanei ai documentaristi ?, è la violenza di massa come fenomeno peculiare del XX secolo. Si spazia così dalla vulgata negazionista turca, che ha cancellato la memoria del massacro armeno (Kaiser), alla mitografia dello stalinismo nella Russia post-comunista (Zaslawski), alla questione etnica nel conflitto ceceno (Calzini); dall’alternativa tra amnistia e pacificazione nazionale nella Polonia del dopo ’89 (Modzelewski), nell’Italia del secondo dopoguerra (Salvati, Crainz) e nella Spagna post-franchista (Aguilar), all’uso della violenza politica nell’Africa meridionale tra colonialismo ed apartheid (Daniel, Villa-Vicencio) e nelle dittature dell’America latina (Viñar, Osiel); dal tardivo ricorso alla giustizia in Cambogia (Kiernan) al caso della Birmania, dove sembra mancare qualsiasi prospettiva di riconciliazione (Steeman).
La varietà della casistica presentata risponde ad una precisa esigenza metodologica, quella di proiettare gli episodi di violenza sui diversi contesti nei quali essi si sono svolti, facendone così oggetto di comprensione storiografica, piuttosto che di giudizio. Ne emerge il protagonismo dello Stato, sia nella pianificazione burocratico-tecnologica del crimine ? dal genocidio alla guerra totale (Insdorf, Ranzato) dal terrorismo alla tortura all’esilio ? che nella sua rielaborazione successiva, dalle forme riconciliatorie della ?giustizia di transizione? (Rieff, Teitel), a quelle rituali della richiesta di perdono per le ?colpe storiche? (Bettini). Un dato che induce alla riflessione sulla connotazione moderna degli orrori novecenteschi (Löwy) e sul complesso rapporto che la cultura del secolo appena trascorso ha intrattenuto con le radici razionalistico-progressiste di tale categoria (Todorov, Sternhell, Traverso).
Ma il binomio modernità-olocausto non costituisce l’unica cornice in cui leggere il Novecento. Entrano in gioco infatti, nella percezione della ?barbarie moderna?, la dialettica tra oblio e negazione (Coquio, Pisanty), tra percezione della colpa e del riscatto (Bidussa), tra identità etnica e memoria storica, tra narrazione e giudizio. Un gioco di opposizioni nel quale il ruolo dello storico consiste nella continua ricomposizione di verità plurali, al di fuori da qualunque pretesa codificatoria.

Carolina Castellano