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Marcello Flores – Il secolo-mondo. Storia del Novecento – 2002

Marcello Flores
Bologna, il Mulino, pp. 616 , euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2002

?Scrivere la storia generale di un secolo complesso come il Novecento comporta rischi e problemi evidenti? scrive Marcello Flores all’inizio de Il secolo-mondo. Si deve dare atto all’autore di aver corso questi rischi e si può essere d’accordo con lui quando scrive che una simile impresa implica drastiche selezioni e scelte inevitabilmente arbitrarie: non avrebbe senso imputare a simili lavori l’assenza di questo o quell’argomento. (Il problema, piuttosto, è di equilibrio interno: è giusto citare De Gasperi solo per ricordare che ha votato a favore del primo governo Mussolini, ignorando invece il suo ben più importante ruolo politico nel secondo dopoguerra? Forse sarebbe stato meglio non citarlo affatto). In questa luce Flores colloca anche la scelta di non entrare nell’ardua questione della periodizzazione ? benché egli accenni ad una preferenza per la scansione 1870-1980 ? assumendo comunque che il Novecento rappresenta un’?età dotata di senso? (p. 10). Ma su questa scelta, forse, è lecito nutrire qualche perplessità.
Il libro si segnala per la ricchezza di informazioni, per la varietà delle fonti, per la capacità di padroneggiare molte tematiche, in particolare relative al mondo extraeuropeo. In questi casi, tuttavia, la visione d’insieme costituisce l’elemento più rilevante. Dopo aver visitato vari aspetti importanti del novecento, dall’apartheid sudafricano ai totalitarismi europei, Flores ha tentato di scriverne una storia non eurocentrica, in grado di illuminare la situazione del mondo all’alba del XXI secolo. L’autore cita classici come Barraclough: ?Ormai la storia contemporanea è storia mondiale? (p. 40), ma afferma che la sua preferenza va piuttosto verso ?le forme assunte nel corso del XX secolo dalle identità e dal processo di globalizzazione? (p. 9). In concreto, dedica molta attenzione all’?occidentalismo?, un termine suggeritogli, ?per opposizione?, da Edward Said, che però egli usa per indicare ?in senso più letterale, l’insieme dei valori politici, economici e culturali che accompagnano il processo di controllo e di egemonia dell’Occidente sul mondo intero? (p. 50).
Apogeo dell’occidentalismo, forza dell’Occidente, crisi dell’occidentalismo, nuovo occidentalismo, egemonia o supremazia dell’Occidente sono, infatti, temi che ricorrono frequentemente. Ma la presa di distanza dal termine, molto discusso, di imperialismo, fa capire che Flores non intende seguire gli schemi consueti di una delle tante teorie della supremazia occidentale. Egli non ignora l’esistenza di aspetti ?imperialistici?, ma evidenzia soprattutto la forza di una più ricca e articolata concezione ?egemonica? che ha permesso all’Occidente ? e in particolare agli Stati Uniti ? di porsi alla guida del processo di globalizzazione. Nessuno, però, è ancora in grado di dire se l’occidentalismo sarà in grado di produrre una completa occidentalizzazione del mondo e cioè se l’egemonia dell’Occidente trionferà definitivamente o resterà incompiuta. Non a caso, il libro si chiude con un capitolo dedicato all’11 settembre 2001, in cui si riconosce che la dialettica tra globalizzazione e identità è aperta ad esiti molto diversi.

Agostino Giovagnoli