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Marcello Morelli – Dalle calcolatrici ai computer degli anni cinquanta. I protagonisti e le macchine della storia dell’informatica – 2001

Marcello Morelli
Milano, Franco Angeli, pp. 398, euro 30,99

Anno di pubblicazione: 2001

La prima questione da affrontare è se sia giusto inserire questo libro in una rassegna di opere attinenti alla storia contemporanea. Esso infatti svolge una ricostruzione articolata e precisa delle macchine, dei linguaggi e dei programmi che hanno condotto, al di là dei riferimenti anche ad età precedenti, dall’età moderna all’attuale dimensione informatica della comunicazione. Per questo non esita a servirsi di competenze molto settoriali, di simbologie matematiche, di terminologie tecnologiche che potrebbero risultare ostiche al lettore abituato a muoversi su altri registri e giustificare il dubbio iniziale.
Credo invece che il libro possa sollecitar un maggior coraggio nello studio della storia nel lungo periodo, tra le epoche moderne e contemporanee. Il percorso indicato dall’autore, infatti, non è avulso rispetto ai meccanismi sociali, economici e produttivi che alimentano la dialettica storica, ed egli stesso cerca di intrecciare con il livello tecnico-scientifico elementi utili di storia dell’industria. Sviluppando questa suggestione la storia contemporanea potrebbe servirsi di una ricostruzione tanto articolata e dettagliata, per addentrasi a fondo in questioni che riguardano il sistema sociale, il definirsi dei sistemi economici, il mutamento degli assetti industriali e commerciali.
Il percorso suggerito da Morelli è in questo senso un ottimo indicatore, mettendo l’accento ad esempio sulle macchine di Pascal e Leibnitz, o sulla macchina analitica di Babbage, sulla matematica di Boole, sul sistema a schede di Hollerith, sulla macchina programmatrice di Zuse, sul calcolatore di von Neumann, tanto per citare i passaggi fondamentali di questa storia. Contemporaneamente fa vedere i passaggi tecnologici dai sistemi meccanici a ruote dentate, all’impatto del diodo, alla rivoluzione del transistor.
Tutto ciò ha necessariamente un carattere espositivo e talora narrativo, con qualche bella apertura sui protagonisti e sui modelli industriali di macchina. Ma è nel rendersi conto della reciproca influenza che lega le invenzioni ed il contesto statuale, sociale ed economico che, appunto, i nostri studi possono cercare una nuova frontiera interessante e assai feconda. Lo scenario proposto nel libro costituisce dunque una guida robusta, e lo è anche sotto il piano delle indicazioni bibliografiche, per un esperimento di storiografia contemporanea di dimensione almeno europea, svincolata dalle eccessive preoccupazioni modellistiche cui tante volte si deve sottostare, per così dire in cerca di avventura. Legandosi al lavoro di Morelli, per recuperare tappe, situazioni e protagonisti, ricercando insieme gli svolgimenti della storia dell’elettronica e dell’industria che vi si collega, le ragioni dei governi e della politica intorno alle prospettive, le logiche degli investimenti e delle aggregazioni finanziarie, ma guardando anche con grande attenzione alle questioni di storia del pensiero che sono uno sfondo determinante, si potrebbero recuperare cifre troppo spesso accantonate senza motivo.

Fabio Bertini