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Marcello Natale (a cura di) – Condizioni di vita e caratteristiche demografiche della città dell’Aquila nel XIX secolo – 2004

Marcello Natale (a cura di)
L’Aquila, Edizioni Libreria Colacchi, pp. 204, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2004

Sono così rari gli studi italiani di storia demografica e sociale urbana che ogni contributo deve essere accolto con favore. Ben venga dunque questo volume sull’Aquila, benché la lettura finisca col deludere un po’ le attese, lasciando inesplorati molti aspetti su cui si vorrebbe sapere di più. Speriamo dunque in prossime integrazioni.
Il libro raccoglie i contributi di E. Billotta, B. de Matthaeis, A. Rossi, S. Natale, R. Baldini e del curatore M. Natale: autori sottaciuti dall’indice, che occorre scovare in pudiche note a piè di pagina. Un modo forse per ribadire l’intento unitario del volume, che tocca sia aspetti strettamente demografici che il contesto economico, sociale e istituzionale che vi fa da sfondo.
Alla presentazione delle fonti seguono tre capitoli dedicati al contesto storico, al sistema educativo, all’economia cittadina dominata dalla pastorizia transumante. Alcune pagine sono dedicate anche alle attività produttive e ai ceti sociali urbani, ma si vorrebbe sapere di più su come l’economia pastorale permei di sé la società e la vita cittadina. Per esempio, in una popolazione di pastori non stupisce trovare i discreti livelli di alfabetismo maschile rilevati nel secondo capitolo: peccato che i dati in merito non siano disaggregati per condizione sociale. Peccato anche che manchino dati analoghi sul versante dell’alfabetismo femminile, che si sarebbero potuti ricavare facilmente dai registri di matrimonio. Ancora di taglio istituzionale sono i capitoli su condizioni di vita e assistenza sanitaria e su pubblica assistenza e infanzia abbandonata. La scarsa disposizione della popolazione a rivolgersi ai servizi sanitari è attribuita dagli autori al persistere di una mentalità magica e prescientifica: ma c’è da chiedersi se, date le condizioni degli ospedali e le pratiche terapeutiche, fosse poi così irrazionale tenersene alla larga.
Più specificamente demografiche sono le restanti parti dedicate a famiglie e fecondità, mortalità infantile, emigrazione, e all’andamento demografico dal 1810 al 1936. Infine un’appendice ricostruisce i principali parametri demografici usando le tecniche di Inverse Projection. In realtà ben poco si dice sul sistema familiare; quanto alla fecondità, un’indagine su un campione di 334 coppie col metodo di Henry porta a calcolare un tasso di fecondità totale coniugale molto basso (3,7) spiegato con l’allattamento prolungato e l’assenza stagionale dei mariti impegnati nella transumanza. Nell’appendice il TFT stimato risulta però di oltre 6 figli per donna! Sta al lettore risolvere l’enigma. L’indagine sulla mortalità infantile si estende ai primi 5 anni di vita. Tassi specifici vengono calcolati secondo diversi caratteri: legittimità, professione ed età al parto della madre e del padre, sfidando temerariamente la scarsa numerosità dei casi disponibili senza che se ne capisca bene l’utilità.
Una maggiore cura editoriale sarebbe stata opportuna: basti qui il solo esempio del povero Angelo Massafra, implacabilmente trasformato in Massacra dal correttore automatico di MS-Word.

Renzo Derosas