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Marco Ciardi – Reazioni tricolori. Aspetti della chimica italiana nell’età del Risorgimento – 2010

Marco Ciardi
Milano, FrancoAngeli, 197 pp., € 23,00

Anno di pubblicazione: 2010

In apertura del suo lavoro Ciardi esprime l’auspicio che la settorializzazione invalsa nella storia dei saperi possa essere superata da una riconsiderazione delle interrelazioni tra gli stessi, soprattutto alla luce di un valore a lungo circolante nella penisola quale fu quello della «unità del sapere». L’età del Risorgimento fu epoca aurea per quel valore, e di questa tratta Ciardi per mettere in luce come i chimici italiani fossero uomini del proprio tempo, versati in una attività di ricerca che cominciava a conoscere precisi riferimenti istituzionali, ma anche attenti e sensibili a quanto si muoveva fuori delle aule e dei laboratori.L’insegnamento superiore, i congressi degli scienziati, l’attività sperimentale, i rapporti con le componenti estere della comunità di specialisti, sono i principali tra gli ambiti esplorati dall’a., che fa rivivere figure più e meno note del mondo scientifico primo-ottocentesto. La figura che tende ad imporsi è quella del piemontese Avogadro, responsabile di una legge fondamentale per la chimica contemporanea e già protagonista di una biografia di Ciardi (Roma, Carocci, 2006), ma accanto a lui trovano spazio molti altri chimici, distribuiti in tutta la penisola e talora assai apprezzati anche all’estero. Quello che riaffiora è un mondo di alacre lavorio, non sempre sorretto da strutture all’avanguardia, eppure pienamente immerso in quel rinnovamento delle conoscenze positive che costituiva parte integrante della cultura risorgimentale e di cui i congressi degli scienziati apprestarono la vetrina più luminosa. La formazione di scuole e tradizioni di ricerca era un dato di fatto ben prima della loro definitiva articolazione attorno alle facoltà universitarie dislocate sul territorio e nuovamente regolamentate dalla legge Casati. Ciardi espone teorie, piste di ricerca, innovazioni e dibattiti in modo sintetico e accessibile anche al lettore non addentro allo specialismo, per dimostrare quanto la chimica partecipasse alla vita della nazione. Ricollegandosi al lavoro svolto nell’ormai lontano 1994 da Umberto Bottazzini sulla vicenda dei matematici (Va’ pensiero: immagini della matematica nell’Italia dell’Ottocento, Bologna, il Mulino), Ciardi offre un interessante spaccato di storia della cultura e degli intellettuali, sorpresi in un’epoca nella quale l’avanzamento delle conoscenze e l’impegno nella sfera pubblica procedevano di pari passo. Alcuni ebbero un coinvolgimento diretto nelle vicende risorgimentali, altri legarono il proprio nome piuttosto all’attività di laboratorio, ma tutti insieme i maggiori chimici del XIX secolo rappresentarono al meglio il nesso virtuoso che si era stabilito tra costruzione dello Stato nazionale ed edificazione di un paradigma culturale nettato da ogni provincialismo e misurato non da ultimo con il metro della utilità. Pura o applicata, volta all’agricoltura o alle manifatture o alla farmacia, la chimica italiana ritratta da Ciardi si impone come una protagonista dei decenni centrali dell’800, contribuendo a segnare l’ingresso della penisola nella modernità e caratterizzando in maniera significativa anche la storia delle università e delle altre istituzioni di ricerca.

Maria Pia Casalena