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Marco Cuaz (a cura di) – Gli anni della svolta: la Valle d’Aosta fra tradizione e modernità (1900-1922) – 2003

Marco Cuaz (a cura di)
Aosta, Stylos, pp. 184, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2003

Ai territori di frontiera la storia contemporanea ha dedicato negli ultimi anni una significativa attenzione, mirante soprattutto a ripercorrere le particolarità che in quelle regioni assunse il processo di nation building, a far risaltare le peculiarità del rapporto tra centro e periferie estreme, a ricostruire le caratteristiche di economie e gruppi sociali in cui le strutture degli Stati nazionali incisero più tardivamente che altrove. A questo filone di ricerca fornisce un contributo originale l’agile volume curato da Marco Cuaz, che segna l’esordio della collana di studi della Fondazione Federico Chabod. Il libro raccoglie gli atti del convegno organizzato per ricordare il centenario della nascita di Natalino Sapegno e Chabod, in una Valle d’Aosta dei primi del Novecento che si stava trasformando da regione povera e periferica, legata a una tradizionale agricoltura agropastorale, a centro turistico e industriale. È questo il cuore della svolta, rapida e intensa, ricostruito in un efficace quadro d’insieme dal curatore, da tempo impegnato nello studio delle particolarità della storia valdostana, che evidenzia anche problematiche e prospettive di ricerca futura, riprese e discusse da Stuart Woolf nell’intervento di chiusura. Tra l’uno e l’altro, si collocano i contributi di B. Germano, T. Omezzoli, G. Bonis Cuaz, E. Camanni, S. Barberi, S. D’Agostino, E. Riccarand e M. Scavino, volti ad esplorare soprattutto il versante politico e culturale della trasformazione e alcuni dei suoi protagonisti: la ristrettissima élite in formazione dei giovani liceali e i loro insegnanti quasi tutti esterni alla valle, portatori di valori nazionali che trovarono espressione nella Sezione aostana della Dante Alighieri; gli alpinisti dilettanti, interpreti di un inedito approccio sportivo alla montagna, che soppianterà la statica visione delle guide montanare; la nascita dell’etnografia, all’insegna della questione linguistica e di una consapevole esigenza di documentazione e conservazione di un mondo al tramonto; i riflessi ideologici della querelle storiografica sulle origini celtiche o liguri dei salassi, la popolazione preesistente la conquista romana; il tentativo di Anselme Réan per conciliare la Chiesa con il progresso attraverso la ?democrazia cristiana? e l’impegno in difesa della tradizione, che sfociò nella fondazione della Ligue Valdôtaine, prima aggregazione politica del particolarismo culturale; la crociata di don Stevenin per riaffermare la supremazia della fede nella società; l’evoluzione innescata nello schieramento democratico e socialista dagli effetti della riforma elettorale del 1912; il rapporto fra il fascismo nascente e la classe dirigente della valle. È un insieme polifonico, inevitabilmente parziale ed eterogeneo, ma in grado di restituire in maniera non banale la complessità del confronto con la modernità, vera chiave di volta di questa sorta di biografia collettiva di una piccola comunità che, pur attraversata da idee e tensioni provenienti anche da molto lontano, ancora nel Novecento si caratterizzò per una cultura alimentata da rapporti personali, di conoscenza e di parentela, ed espresse un’identità di contatto, assai poco immaginata.

Silvano Montaldo