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Marco Folin (a cura di) – Popolo se m’ascolti? Per le vittime dell’eccidio del Padule di Fucecchio 23 agosto 1944 – 2005

Marco Folin (a cura di)
Reggio Emilia, Diabasis, pp. 218, euro 12,00

Anno di pubblicazione: 2005

Si aggiunge un dolente elenco di vittime, di testimonianze, di memorie alla vicenda delle stragi negate, più e più volte negate e chissà fino a quando: vergognosamente negate, senza che ci sia il coraggio di guardare in faccia i responsabili degli occultamenti, come ha fatto la relazione di maggioranza della Commissione parlamentare d’inchiesta ancora nella primavera del 2005. Perciò, conclude Adriano Prosperi nelle profonde pagine introduttive di questo lavoro, ?si affida alla coscienza storica non la giustizia che i tribunali e i poteri politici non sono stati capaci di dare, ma almeno la testimonianza? (p. 18).
La strage del Padule di Fucecchio (176 vittime, per gran parte donne bambini e vecchi), eseguita da soldati tedeschi, certamente con l’appoggio di fascisti repubblicani, nell’ambito delle violenze perpetrate in gran parte dell’Italia centrale durante la ritirata dell’estate 1944, fu oggetto di indagine da parte delle autorità alleate, e fu contestata, nei processi del dopoguerra, a Kesselring e al colonnello Crasemann nonché al maggiore Strauch, i quali applicarono e materialmente eseguirono gli ordini del generale comandante la Wermacht in Italia. Le tracce di queste vicende sono state seguite da Marco Folin che è riuscito a ottenere le testimonianze di cinquantasei persone. Riemerge quindi la tragedia offuscata dal tempo, ricordi e circostanze, volti che sembravano destinati e rimanere sconosciuti ? i volti dei carnefici e dei loro complici ? vengono in piena luce. Tra gli intervistati ci sono le vittime fortunosamente scampate (ma anche un soldato americano e un reduce tedesco). Ne è stato tratto un film, Eccehomini. Ricordi di una strage, una mostra itinerante e questo libro. Che si avvale anche di una bella ed efficace documentazione fotografica di Lorenzo Garzella, la quale si accompagna ? con inquadrature che suggeriscono un’atmosfera onirica ? alla documentazione fotografica del tempo, ai poveri ritratti dei morti. Testimonianze orali trascritte con attenzione, e preziosi documenti coevi come il Rapporto di Charles Edmondson sull’eccidio (12 giugno 1945) o le trascinanti cronache di Bruno Schacherl (tratte dal «Nuovo Corriere», Firenze 1, 2, 3 dicembre 1948) con una breve presentazione dello stesso autore. Con questi materiali viene costruito un racconto che ha tutto il dolore di una tragedia grande; ma anche ? forse grazie all’introduzione di Adriano Prosperi, senza nulla togliere alla sensibilità di Folin ? l’andamento epico di una canzone: quella (Popolo se m’ascolti) che dà il titolo appunto al libro e che si cantava in quei paesi ?a veglia, o quando c’era qualche riunione di partito?, come ricorda una testimonianza di Liduino Tofanelli (p. 20). Per nostra fortuna l’Italia ha avuto anche questa memoria.

Luigi Ganapini