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Marco Grusovin (a cura di) – Il paradigma mitteleuroepeo. Scuole, lingue e diritti nazionali. Scritti in onore di Jan Havránek – 2004

Marco Grusovin (a cura di)
Gorizia, Istituto per gli incontri culturali mitteleuropei, pp. 198, euro 19,00

Anno di pubblicazione: 2004

Avviene spesso che un ciclo di lezioni di buon livello si trasformi a posteriori in una miscellanea scientifica. Nel volume, dedicato alla memoria dello storico ceco Jan Havránek, sono raccolti otto testi relativi a due incontri di studio tenuti nel 2003, più due saggi affini per tematica: questi ultimi si distinguono perché forniti di apparato di note, quando i precedenti si chiudono con una nota bibliografica. Gli argomenti trattati attengono alla sempre interessante questione delle minoranze nell’Impero austroungarico, ma non solo. Nella prima parte G. Stourzh e M. Szalay forniscono il quadro dei diritti delle minoranze nella Cisleithania e nella Transleithania, le due macroaree dell’Impero. G. Franzinetti e A. Miculian dedicano invece attenzione a due province agli estremi orientale e occidentale delle terre degli Absburgo: Galizia e Istria. In questi due saggi più specifici si trovano spunti che vanno al di là di una ?messa a punto? generale. Essenziale nella condizione delle minoranze è il diritto all’uso della lingua propria nello studio e nell’amministrazione: la seconda parte presenta quattro interventi in merito. A. Ara indica l’insegnamento come mezzo di snazionalizzazione durante il regime fascista, ma osserva come esso sia stato usato in vario modo a seconda delle situazioni, giungendo infine a esiti fallimentari, fino al paradosso di giovani con una conoscenza lacunosa sia dell’italiano sia della lingua materna. Il contributo di H. Burger sui diritti delle nazionalità e sulle autonomie locali nell’Austria-Ungheria è complementare al saggio di Stourzh, salvo accentuare gli aspetti positivi dell’organizzazione scolastica imperiale multiculturale e mistilingue, tanto da sembrare modello valido anche oggi. Il saggio di Havránek dedicato alla Boemia-Moravia e alla Slovacchia ribadisce la capacità dei cechi di resistere alla forza della cultura tedesca, a fronte di una relativa debolezza degli slovacchi ad arginare i tentativi di magiarizzazione. Con franchezza si riconosce che la forza della cultura ceca e la debolezza di quella slovacca furono un problema anche dopo la nascita della Cecoslovacchia. Non del tutto organico al resto del volume è il saggio di P.A. Bloch, dedicato a un intellettuale di frontiera quale A. Weckmann, impegnato a conciliare culture diverse cui non volle essere estraneo, contro ogni imposizione politica e ideologica. V. Zappetti fonde storia sociale, culturale e politica fornendo al lettore un quadro chiaro di come venne a costituirsi a partire dall’occupazione austroungarica del 1878 la questione dei musulmani di Bosnia ed Erzegovina, ancora rilevante nella politica odierna. L’attività di R.W. Seton-Watson per illustrare la questione delle minoranze nell’Impero austroungarico e in particolare a favore dei romeni di Transilvania è piuttosto nota, ma bene ha fatto R. Caccialupi a darne conto in un quadro d’insieme nel saggio che chiude il volume. Gli altri saggi presentano problemi e conflitti interni che misero in difficoltà la compagine dell’Austria-Ungheria, qui si introduce la percezione che di essa avevano alcuni intellettuali e opinion makers i quali molto contribuirono alla sua dissoluzione.

Francesco Guida