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Marco Lenzi – Moderatismo e amministrazione nel granducato di Toscana. La carriera di Luigi Serristori – 2007

Marco Lenzi
Firenze, L.S. Olschki, XV-244 pp., Euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2007

Il volume, seguendo da vicino la carriera di Luigi Serristori all’interno dell’amministrazione pubblica toscana, si propone anche come occasione di studio della struttura amministrativa del Granducato lorenese. In particolare due sono i campi di indagine in cui il lavoro si articola: da un lato la ricostruzione, sempre supportata dall’uso di fonti di prima mano, della carriera di Serristori, con le sue luci e le sue ombre; dall’altro l’analisi dell’amministrazione e dei rapporti tra il governo centrale e i suoi funzionari in periferia quale fu appunto lo stesso Serristori.Il progetto di fondo su cui riposa questo lavoro ci pare interessante così come importante il contributo alle indagini sul processo di riconfigurazione degli Stati della penisola all’indomani della Restaurazione che potrebbe risultare da studi, come quello in oggetto, centrati sulla biografia amministrativa dei singoli funzionari pubblici. Interessante, ma certo di non facile svolgimento il compito che Lenzi, già allievo dell’allora Dottorato in Storia dei ceti dirigenti dell’Università di Pisa e poi impegnatosi in un percorso formativo al di fuori di tale struttura, si è assegnato. Non facile sia perché Serristori – che fu prima ufficiale dell’esercito russo, studioso statistico, poi governatore di Siena, di Pisa e infine governatore straordinario del Granduca, nell’aprile 1849 – non costituisce il «modello» di funzionario pubblico della Toscana granducale, sia perché tutt’altro che semplice appare l’opera di una sua contestualizzazione nel più ampio quadro amministrativo dello Stato. Da questo punto di vista il lavoro di Lenzi pare mostrare qualche incertezza poiché ad una ricostruzione della struttura amministrativa talvolta imprecisa, descritta sulla scorta di fonti di seconda mano, si accompagnano una contestualizzazione politica e un inquadramento storiografico non sempre impeccabili che, pur soffermandosi a lungo sugli aspetti istituzionali, paiono non tener conto delle acquisizioni sul tema offerte dalla storiografia toscana e nazionale degli ultimi anni. Frutto della rielaborazione della tesi di dottorato e probabilmente rimasto chiuso per diverso tempo nel cassetto dell’editore, questo lavoro risulta al lettore di oggi già un po’ invecchiato. Ciò non tanto per l’assenza dall’apparato critico di opere recenti specificamente dedicate alla Toscana del Risorgimento quanto per la conseguente lontananza dall’attuale dibattito sugli Stati della penisola negli anni preunitari. Molte sono dunque le pagine dedicate alla natura della monarchia amministrativa toscana che l’a. – a differenza della recente storiografia con cui evidentemente non ha potuto dialogare – vede priva di elementi propulsivi e poco attenta alla sua dimensione strutturale.Al di là di questi aspetti, solo in parte imputabili all’a., il lavoro offre comunque più di un motivo d’interesse, primo tra tutti la lettura di ampi spezzoni delle memorie inedite di Serristori che, oltre ai numerosi riferimenti istituzionali e a una non comune attenzione per la riforma della pubblica amministrazione, consentono di analizzare «dall’interno» aspirazioni, progetti e frustrazioni dei quadri alti impiegati nell’amministrazione della Toscana preunitaria.

Antonio Chiavistelli