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Marco Meriggi – L’Europa dall’Otto al Novecento – 2006

Marco Meriggi
Roma, Carocci, 165 pp., euro 15,50

Anno di pubblicazione: 2006

Nonostante l’autore dichiari che il volume «è pensato per la didattica universitaria» (p. 11), l’impressione è quella di un tentativo più ambizioso visto che affronta in chiave comparata una grande questione, il passaggio tra XIX e XX secolo, che, per quanto ormai classica, gli storici italiani stentano a inquadrare su un versante di riflessione extra-nazionale preferendo semmai limitarsi alle consuete suggestioni periodizzanti o profetizzanti. Ormai si nutrono pochi dubbi sul fatto che gli ultimi venticinque anni del XIX secolo (e relativo corollario dei tre lustri successivi) abbiano rappresentato un vero e proprio big bang per le strutture sociopolitiche dei paesi europei (e non solo), una cesura causata dalla profondità delle innumerevoli mutazioni prodottesi in quegli anni, a tutti i livelli, dalla cultura alla politica, dall’economia alla scienza. L’aspetto rilevante, tuttavia, non sta nelle trasformazioni in sé, ma nel fatto che per la prima volta queste furono il consapevole prodotto di una incontrollabile dinamica causa-effetto innescata dall’irruzione delle masse sulla scena pubblica. Fu quell’innesco fatale, sintetizzato dal nuovo rapporto tra intervento statale e masse, a far tramutare le ultime potenzialità «politiche» post-’89 (tra cui quella di nazione) in esteso e soprattutto irreversibile impianto pubblico-amministrativo con quel che ne derivò in termini di accelerazione del processo d’integrazione ? simbiotica e sinergica ? tra azione repressiva del «politico» e sviluppo socio-economico. È la forza lenta ma virtualmente capillare di tale fenomeno a fare di quel blocco di anni un momento cruciale nella storia dell’Occidente, una sorta di seconda fase della Rivoluzione francese. In poche pagine Meriggi, muovendosi con eleganza tra letteratura e fonti e confrontandosi con un ricco universo multidisciplinare (dalle dottrine, al diritto e alla sociologia, solo per fare qualche esempio), ci mette di fronte alla realtà storica le cui peculiarità vanno ben oltre i classici temi della transizione e della trasformazione. I numerosi nodi affrontati nel volume rientrano tutti in un modo o nell’altro in quel percorso di «politicizzazione» della social politics che può rappresentare la chiave interpretativa generale delle vicende legate alla democratizzazione e alla parlamentarizzazione dei sistemi politici europei di quegli anni e alle violente resistenze incontrate da tali complessi e variegati fenomeni. Se Meriggi si rivolge a Polanyi e Landes per la comprensione delle epocali trasformazioni in atto certo non meno efficace risulta la più prosaica ma puntualissima descrizione comparata delle concrete vicende politico- istituzionali che in quei decenni incarnano tali trasformazioni. Così passando in rassegna politica, società ed economia Meriggi mette in mostra come molti nodi storici dell’epoca non sono altro che capitoli di un’unica esigenza, quella del disciplinamento della democrazia che, proprio in quei decenni, si trasformò ovunque in una empirica ma sempre più raffinata «scienza» di governo.

Fulvio Cammarano