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Marco Mondini, Guri Schwarz – Dalla guerra alla pace. Retoriche e pratiche della smobilitazione nell’Italia del Novecento – 2007

Marco Mondini, Guri Schwarz
Verona, Cierre, 237 pp., Euro 12,50

Anno di pubblicazione: 2007

Questo libro è un’ulteriore testimonianza del rinnovato interesse che gli storici italiani (in particolare i più giovani) manifestano da qualche tempo nei confronti dei due dopoguerra del ‘900 italiano: sia del primo, che era stato a lungo trascurato dopo la fioritura di studi degli anni ’60-70, sia del secondo, che è stato assai più battuto negli ultimi decenni ma conserva ancora non poche zone da esplorare. I due saggi di cui il libro si compone (di due distinti lavori in effetti si tratta, più che di due capitoli di un lavoro a quattro mani) analizzano i periodi in questione con un taglio originale, non appiattito sugli aspetti politico-istituzionali (la crisi dello Stato liberale nel primo caso, la nascita della Repubblica nel secondo) che in genere finiscono con l’occupare il centro della ricostruzione.Il tema è quello del passaggio dallo stato di guerra allo stato di pace, ovvero della smobilitazione, intesa non tanto nel suo senso tecnico (anzi il tema specifico poteva essere meglio approfondito, soprattutto nei suoi dati quantitativi), quanto in un’accezione più ampia: dunque il reinserimento dei reduci, le politiche assistenziali, la memoria della guerra e i suoi molteplici usi politici, la ritualità e la difficile gestione delle ricorrenze ufficiali e non ufficiali. Si tratta ovviamente di due storie molto diverse, non solo per quanto attiene alla condizione del paese a guerra finita. Basti pensare al fatto che la Grande guerra produce in sostanza un’unica tipologia di ex combattente, pur in presenza di opzioni politiche distinte e spesso conflittuali; mentre dal secondo conflitto mondiale esce una molteplicità di figure di reduci, portatori di esperienze e di memorie radicalmente diverse: dai reduci dalla guerra fascista ai combattenti della guerra di liberazione, dai regolari agli ex partigiani, dai prigionieri degli Alleati agli internati nei campi di concentramento nazisti. Molti però erano i problemi comuni. E si possono individuare elementi di continuità sia nelle esperienze associative del combattentismo (di cui peraltro questo libro non si occupa nello specifico), sia in alcune soluzioni proposte, sia nelle persone di singoli uomini politici (Bonomi, Gasparotto) che si trovarono ad affrontare da ruoli di governo i problemi dell’uno e dell’altro dopoguerra. Il giudizio degli aa. è piuttosto severo sulle scelte dei politici, di cui si mettono in rilievo soprattutto gli errori, le incomprensioni e le omissioni. Forse troppo severo, almeno nel caso del secondo dopoguerra, vista la complessità dei problemi da affrontare, viste le condizioni economiche del paese e considerato il fatto che l’Italia del 1945 usciva non solo da una sconfitta ma anche da una guerra civile: in quelle condizioni individuare simboli e rituali unificanti era davvero impresa difficile. L’averne trovato qualcuno fu in fondo un successo non trascurabile per la classe dirigente repubblicana.

Giovanni Sabbatucci