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Marco Patricelli – L’Italia sotto le bombe. Guerra aerea e vita civile, 1940-1945 – 2007

Marco Patricelli
Roma-Bari, Laterza, XII-363 pp., Euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2007

È una storia generale dei bombardamenti alleati sull’Italia. Nella premessa l’a. esplicita i propri intenti e il fuoco con cui intende condurre l’analisi: riportare il quadro «reale e drammatico della gente senza volto», rifiutandosi, però, di «perdersi nei rivoli del particolarismo?» con evidente allusione critica a eventuali lavori micro. Ma, se non si interrogano i soggetti attraverso fonti documentarie appropriate, se non si ricostruiscono le reti dei rapporti locali, le complesse vicende biografiche che si intrecciano con l’andamento della guerra, la gente senza volto rimane senza volto, e, cosa importante per un lavoro scientifico che voglia mettere a fuoco la vita della popolazione civile, non se ne colgono motivazioni, sentimenti, idee, culture.Il volume ha un prevalente e chiaro svolgimento narrativo costruito attraverso le cronache dei giornali dell’epoca e attraverso la documentazione dell’Archivio Centrale dello Stato. Cosa che si deduce dalle fonti bibliografiche citate alla fine del testo, poiché il libro non contiene note né riferimenti espliciti ai testi e ai documenti utilizzati. La storia si dipana come un racconto giornalistico. C’è il tentativo di ricreare l’atmosfera del tempo attraverso canzoni, spettacoli, film del momento. Il diario di Ciano fa poi quasi da contrappunto alla cronaca delle vicende di guerra: viene utilizzato per svelare gli umori delle classi dirigenti e il progressivo allontanamento della popolazione dal regime.Il volume non si confronta con la vasta letteratura nazionale e internazionale prodottasi in questi anni sul tema della violenza di guerra. Non vi si trova, da questo punto di vista, alcuna riflessione innovativa. Il lettore è inoltre posto nell’impossibilità di identificare le fonti utilizzate. L’ambiziosa presentazione della copertina «ricerca documentaria inedita» lascia a questo punto perplessi.

Gabriella Gribaudi