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Marco Santoro – Il notariato nell’Italia contemporanea – 2004

Marco Santoro
Milano, Giuffrè, pp. 414, euro 30,00

Anno di pubblicazione: 2004

Il volume fa parte della collana ?Studi storici sul notariato italiano?, editi a cura del Consiglio nazionale del notariato, e costituisce il seguito di quello dedicato, nel 1983, alla storia del notariato italiano dall’età napoleonica alla prima legge unitaria (1875) da F. Mazzanti Pepe e G. Ancarani (Giovanni e non Giuseppe, come ad indicem e nel testo).
Il volume arriva a delineare le vicende del notariato fino alla nascita, nel 1949, del Consiglio nazionale, che segna ?il grande balzo in avanti della professione? (p. 4) dopo quello indotto, in particolare per l’introduzione del requisito della laurea, dalla legge del 1913, ampiamente esaminata nella sua genesi e nei suoi risultati. Entrambi gli ?eventi?, sottolinea Santoro, ?hanno cambiato la professione notarile trasformando le stesse strutture sociali e culturali che informano e vincolano l’agire dei notai, anche quelli attuali? (p. 9). Di un precedente lavoro dello stesso autore (Notai. Storia sociale di una professione in Italia 1861-1940, Bologna, 1998), rielaborazione della tesi di dottorato, viene conservato il taglio metodologico, volto a ricostruire le vicende della professione più che quelle dell’istituzione notarile, mentre risulta opportunamente ampliato l’arco cronologico. Il volume fornisce un ricco e articolato spaccato della storia della professione notarile e della sua crescita, pur tra incertezze, contraddizioni e nodi irrisolti, prestando attenzione, oltre che al dato normativo, alle funzioni del notaio, alla cultura notarile, alle reazioni dei notai alla riforma del 1913, che condurranno nel 1919 all’istituzione della Cassa nazionale, alle forme di rappresentanza unitaria della categoria, dalla Federazione notarile italiana (1904) al Consiglio nazionale. Vengono messe in luce le vicende attraverso cui viene delineandosi la ?doppia anima? dei notai, funzionari pubblici e liberi professionisti, la loro funzione di ?interpreti e consultori del diritto?, le problematiche relative all’esclusività delle loro funzioni e all’obbligatorietà del ricorso all’atto pubblico e l’importanza delle scuole di notariato per ?lo sviluppo di una specifica identità professionale? (p. 396).
Meno convincenti, e spesso tali da non render conto della ricchezza del lavoro, appaiono le notazioni metodologiche svolte nell’introduzione, in cui l’autore, che si definisce un ?sociologo passato [?] alla storia? (p. 3), al fine di mostrare i pregi di una commistione tra approccio sociologico e storico, introduce una artificiosa contrapposizione tra strutture ed eventi, riservando inoltre al dato istituzionale quest’ultima connotazione. Né pare riassuntiva dei molti pregi dell’opera l’individuazione del suo filo conduttore nel tentativo di ?mostrare come la professione del notaio così come oggi la conosciamo [?] non sia una ?cosa’ precostituita che esiste fuori del tempo e dello spazio, ma sempre e necessariamente una realtà in movimento costruita localmente da una moltitudine cangiante di pratiche, dalle loro discipline normative e dai molti discorsi su quelle pratiche e su quelle discipline? (p. 8): considerazione che appare piuttosto ovvia e non bisognosa di particolari approcci multidisciplinari.

Fernanda Mazzanti Pepe