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Marco Severini – La Repubblica romana del 1849 – 2011

Marco Severini
Venezia, Marsilio, 223 pp., Euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2011

Nell’anno delle celebrazioni per il 150° dell’Unità non poteva forse mancare, fra tante opere di contenuto risorgimentale, anche un contributo specifico sulla vicenda della Repubblica romana del 1849. Il volume di Marco Severini, già autore di numerosi saggi su aspetti e protagonisti del processo di unificazione nello Stato pontificio, prende del resto le mosse dalla dichiarata volontà di valorizzare e mettere nella giusta evidenza proprio «l’autonomia e la differenza» (p. 10) dei cinque mesi di vita della Repubblica da qualsiasi altra esperienza risorgimentale coeva; ciò anche rispetto a crescenti pericoli di uniformazione insiti in definizioni storiograficamente sempre più diffuse, come quelle di «lungo ‘800» o di «lungo ’48», che rischiano di relativizzare o di occultare la radicale e completa discontinuità storica e politica di momenti di rottura quali appunto la Repubblica romana. In questo senso l’a., in apparente accordo con quanti richiamano l’importanza di porre l’accento su conflittualità e disarmonie della storia risorgimentale, sembra voler alludere agli eccessi di una visione sin troppo olistica della nazione e del movimento patriottico quale scaturisce dagli studi della «nuova storia del Risorgimento».Nonostante tali ambiziosi propositi e la volontà di colmare una lacuna, quella della sostanziale mancanza di una trattazione d’insieme aggiornata e specifica sulla Repubblica del ’49, i quattro capitoli del libro (Governi e istituzioni della Repubblica, La vita della Repubblica, La crisi della Repubblica, La memoria della Repubblica) si risolvono in una sequenza di singole istantanee sulla Repubblica e i suoi protagonisti, mancando però di un convincente filo conduttore capace di restituire al lettore una visione organica sull’esperienza complessiva della svolta democratica romana. Questa sensazione di mera giustapposizione risulta ulteriormente amplificata dalla scelta di dedicare un intero capitolo alla Repubblica dopo la Repubblica, anche se proprio questa lunga digressione finale dedicata all’avvio e allo sviluppo di una specifica politica della memoria edificata sulla sua eredità si rivela una delle parti più interessanti del volume.Da ultimo, se il libro insiste in più di un’occasione sulla necessità di un rinnovamento degli studi anche sul tema specifico del ’49 democratico, le sue pagine non tengono poi sufficientemente fede a questo sbandierato proposito. Il ricorso a opzioni metodologiche meno convenzionali è infatti più enunciato che realmente praticato; a parte qualche fugace e superficiale concessione, che appare frutto di un dazio pagato alle mode storiografiche più che il risultato di reale e compiuta convinzione (come nel caso del paragrafo dedicato a Le donne della rivoluzione), il volume resta fedele alle conclusioni della passata risorgimentistica e scorre sui binari della più tradizionale storia politica e di un’aderenza spesso oltremodo cronachistica ed espositiva ai documenti. Troppo limitato appare così il dialogo con la recente e densa storiografia sul processo di unificazione e ben poche le concrete aperture alle metodologie e al tipo di fonti proprie della storia sociale e della storia culturale.

Marco Manfredi