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Maria Bocci – Agostino Gemelli rettore e francescano. Chiesa, regime, democrazia – 2003

Maria Bocci
Brescia, Morcelliana, pp. 713, euro 35,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il ponderoso volume non intende essere una biografia completa del p. Gemelli, quanto piuttosto esaminarne l’opera di rettore dell’Università Cattolica, in particolare nel corso del ventennio fascista. Merito di Bocci è di aver condotto un amplissimo scavo archivistico (tra i fondi dell’Archivio storico della Cattolica e dell’ACS) senza trascurare le fonti edite e la ricerca storiografica. Sottraendo la figura di Gemelli alle polemiche che a lungo l’hanno investita e alle accuse di autoritarismo, chiusura culturale e fascismo, Bocci intende cogliere i suoi effettivi orientamenti culturali e politici, in particolare le prospettive perseguite nella valorizzazione e difesa della sua Università. In relazione soprattutto all’accusa di fascismo, Bocci ha buon gioco nel mostrare che Gemelli non si appiattì sulle sue posizioni né fece propria la sua ideologia, ma perseguì piuttosto il disegno, che corrispondeva a grandi linee a quello vaticano, di servirsi del fascismo per avviare la conversione alla Chiesa della società italiana, formando attraverso l’università la futura classe dirigente. Da ciò la lotta per difendere l’autonomia della Cattolica. Le carte di polizia e le notizie che diversi informatori inviavano agli organi del regime permettono di offrire un’ampia documentazione al riguardo.
Bocci è incline a leggere i riconoscimenti al regime, i compromessi e i cedimenti anche verso le sue manifestazioni più odiose, che Gemelli venne formulando, quali concessioni tattiche sia per difendere l’Università, sia per guadagnare credito presso esponenti autorevoli e lo stesso Mussolini. A questo riguardo si può osservare tuttavia che al di là di tali aspetti non possono essere trascurati altri elementi di visione generale che spingevano ad un accordo con il regime non solo per ragioni tattiche ma anche per un apprezzamento positivo delle condizioni che esso era venuto creando nel paese. Sta qui uno dei grandi nodi del problema posto dalla tormentata alleanza della Chiesa e del Cattolicesimo italiani con il fascismo, non riducibili alla situazione contingente né a mere considerazioni di opportunità, ma che riportano piuttosto alla tradizione del pensiero cattolico intransigente, al suo rifiuto delle libertà moderne e dello Stato laico. Proprio i ?cedimenti? verso tali portati della ?civiltà moderna? avevano ispirato le critiche di Gemelli al programma e all’impianto ideologico-politico del Partito Popolare di don Sturzo, e furono quegli aspetti a determinare la diffidenza verso il Partito dello stesso Pio XI. Se esaminata da questo punto di vista la posizione di Gemelli verso il fascismo è esemplare di una linea che, almeno dalla Conciliazione del 1929 in poi, animò ampi settori del Cattolicesimo italiano, ispirando la stessa politica della Santa Sede. All’accordo e al tentativo di reciproca strumentalizzazione si intrecciò, tra la Chiesa e il regime, una lotta, spesso sotterranea, per conseguire un’effettiva egemonia sugli orientamenti della società italiana. Di tale vicenda Gemelli fu certamente un protagonista. Merito del volume è di aver offerto molti nuovi elementi per comprenderne meglio il contorto andamento.

Giovanni Miccoli