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Maria Canella (a cura di) – Armi e nazione. Dalla Repubblica Cisalpina al Regno d’Italia (1797-1814) – 2009

Maria Canella (a cura di)
Milano, FrancoAngeli, 483 pp., euro 32,00

Anno di pubblicazione: 2009

Pubblicazione degli atti di un convegno tenutosi nel 2002, il volume si presenta come una ricca raccolta di saggi (ben 19, di cui 5 già pubblicati su riviste), alla quale manca però un chiaro e coerente disegno unitario. Questo limite si manifesta nel modo stesso in cui è costruita l’opera, priva di un’introduzione e con una suddivisione generica dei saggi in due sezioni – Protagonisti e Istituzioni – che non aiuta a tematizzare e ad articolare il tema oggetto del lavoro, ossia la relazione tra istituzioni militari del periodo francese e immaginari nazional-patriottici. Inoltre la seconda sezione – quella sulle istituzioni – presenta contributi abbastanza eterogenei tra loro: saggi che offrono una mera descrizione di alcune istituzioni militari (Marina, Guardia reale, accademie militari), un intervento dedicato alla riflessione repubblicana sul cittadino in armi nell’Italia francese (Criscuolo), due contributi su temi non strettamente inerenti all’argomento principale del volume (Luigi Pepe sulla legge sulla pubblica istruzione del 1802 e Daniela Camurri sulla Commissione di Belle Arti nel Dipartimento del Reno), ed infine due articoli – e sono senza dubbio i più interessanti – che si muovono invece su un versante di storia sociale delle istituzioni militari. Mentre Stefano Levati analizza le carriere e le condizioni sociali dei commissari di guerra, Emanuele Pagano ricostruisce con attenzione e profondità analitica i meccanismi di disciplinamento normativo e sociale che le autorità militari – soprattutto del Regno d’Italia – mettono in campo per controllare i legami matrimoniali dei soldati. Nonostante la disorganicità complessiva del volume, i contributi presenti soprattutto nella prima sezione offrono comunque interessanti casi di studio e alcuni spunti di riflessione sul significato dell’esperienza francese nella trasformazione dell’idea di esercito e sul legame tra «armi» e rivendicazione nazionale. Così, attraverso la ricostruzione dei percorsi biografici di alcuni dei più importanti ufficiali italiani impegnati nelle armate napoleoniche (Teulié, Zucchi, Pino, Lechi) viene abbozzato il profilo di una generazione di soldati (poi reduci e memorialisti), che nel corso della stagione francese si impegnano nella costruzione o nella semplice rivendicazione di un esercito nazionale e che poi nella prima metà dell’800 si trovano in vario modo coinvolti nelle vicende patriottiche. L’analisi della riflessione di scrittori e letterati – da Cuoco a Cattaneo – sulla questione militare e sull’eredità napoleonica (al tema sono dedicati un lungo e articolato saggio di Umberto Carpi e un contributo di Lauro Rossi sulla produzione di argomento militare e sulla carriera nelle armi di Foscolo) mette in luce invece il tentativo di dare vita ad una tradizione militare guerriera italiana, capace di fondare e legittimare la rivendicazione patriottica. In conclusione, un libro disorganico ma che finisce comunque per fornire materiali utili per approfondire un tradizionale tema della storiografia risorgimentale, ossia quello dei rapporti tra periodo francese e movimento patriottico.

Enrico Francia