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Maria Cristina Giuntella – Cooperazione intellettuale ed educazione alla pace nell’Europa della Società delle Nazioni – 2001

Maria Cristina Giuntella
Prefazione di Luciano Tosi, Padova, Cedam, pp. 186, euro 14,98

Anno di pubblicazione: 2001

Negli ultimi anni si è venuto sviluppando un particolare interesse per lo studio delle relazioni culturali internazionali e in particolare per quella rete di progetti, iniziative ed istituzioni che scaturì, accompagnò e spesso stimolò il lavoro della Società delle Nazioni tra le due guerre mondiali. Allo ?spirito di Ginevra?, Giuntella dichiara di aver dedicato circa tre lustri di ricerca che sono approdati a diversi saggi e alla stesura di questo libro che contribuisce ad una storiografia sull’argomento essenzialmente francese, per quanto riguarda la ricostruzione della storia di alcune istituzioni relative alla cooperazione intellettuale ed educativa, ed anglosassone per il tema del pacifismo e dello stretto legame con organizzazioni femminili.
Lo sforzo di sintesi e nel contempo di approfondimento di alcuni aspetti delle culture della pace compiuto dalla autore appare notevole. Essa ci introduce nei primi tre capitoli in un intricato mondo cultural-diplomatico, fondamentalmente creato dai vincitori, francesi ed inglesi (belgi e svizzeri al loro lato) e dedito alla costruzione di una nuova Europa guidata da una un’idea umanistica di conoscenza e di reciproco scambio tra nazioni. In questo contesto almeno tre città: Ginevra, Parigi e Bruxelles si contendono l’ospitalità e la promozione di istituti internazionali in campo educativo e scientifico. Nella seconda parte, Giuntella entra nel merito di alcuni specifici interventi: un capitolo è dedicato al protagonismo femminile in campo pacifista; e due capitoli alle iniziative prese dai diversi organismi e comitati della Società delle Nazioni per sviluppare tra le nuove generazioni una cultura della pace. Iniziative che cercano di elaborare una pedagogia pacifista attraverso nuovi mezzi di comunicazione, quali la radiofonia e la cinematografia educativa, e un’attenta revisione internazionale dei testi scolastici nazionali. L’ultimo capitolo appare come un bilancio delle idee ed anche dei fallimenti prodotti da quel primo interventismo della cultura.
Il libro appare pertanto utile per orientarsi in questo complesso mondo di relazioni, pur contenendo alcuni limiti certamente determinati dalla complessità e vastità dei temi affrontati. Forse andavano meglio tratteggiate alcune figure di dirigenti ed intellettuali, e certamente accentuate alcune contraddizioni. Ad esempio che la cooperazione intellettuale di fatto è costruita sin dall’inizio su una supposta superiorità di civiltà dei vincitori, in particolare della francese e latina, nei confronti del barbarismo germanico (e per altri versi slavo); o che in questo contesto gioca un importante ruolo a Ginevra come a Roma, dove sono ospitate alcune istituzioni internazionali, l’Italia fascista, certamente la meno adatta tra le nazioni vincitrici a proporre una pedagogia della pace e della tolleranza in Europa.

Patrizia Dogliani