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Maria D’Amuri – Le case per il popolo a Torino. Dibattiti e realizzazioni. 1849-1915, – 2006

Maria D’Amuri
Roma, Carocci, 288 pp., euro 30,00

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume ? edito grazie all’attribuzione all’autrice del Premio per gli studi storici sul Piemonte dell’Ottocento e nel Novecento 2001-02 del Comitato di Torino dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano e dell’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte ? è basato su ricerche svolte in archivi in primo luogo torinesi e, quindi, nazionali, come l’Archivio Centrale dello Stato di Roma e l’Archivio Luigi Luzzatti di Venezia. Il primo capitolo, Le case per gli operai a Torino fra Risorgimento e unità d’Italia, narra del periodo fino agli anni Sessanta dell’Ottocento soggetto ad uno sviluppo urbanistico contenuto e con problemi abitativi limitati. Il secondo, L’igiene dell’abitato e la politica del risanamento, descrive la vicenda dell’abbattimento del Borgo del Moschino, del 1872, che avvia il programma di demolizione risanatoria conclusosi negli anni ’20 e ’30 del ‘900 ispirato al legame tra «il sollievo del povero» e «la preservazione del ricco» (p. 53). A due capitoli sulla ricostruzione del dibattito ideologico e il confronto politico, locale e nazionale, ne succedono altri dedicati alle iniziative locali. Ne La Società torinese per abitazioni popolari si descrive la storia della Società, costituita nel 1902 con l’appoggio dell’amministrazione comunale, che costruì case per gli impiegati, attraverso cui si cercò, con esito fallimentare, di dare una risposta antisocialista, anticlericale e massonica alla carenza di alloggi. In Iniziative edilizie nei primi anni del Novecento: assistenzialismo e cooperazione, si narra dell’attività dell’Istituto opere pie di San Paolo in ambito edilizio, ispirata al filantropismo, e della Società cooperativa per abitazioni civili, nata a seguito della legge voluta da Luigi Luzzatti nel 1903. Alla stessa legge sono legati i capitoli su La costituzione e l’opera dell’Istituto per le case popolari di Torino, nato nel 1907 per volontà della giunta liberale appoggiata dall’Istituto opere pie di San Paolo e dalla Cassa di Risparmio di Torino e l’ultimo sugli effetti locali della normativa nazionale. La narrazione, che si dipana lungo nove capitoli, è fitta ed accurata, i protagonisti sono giunta e consiglio comunale, politici locali, opinione pubblica e realtà torinese, cui fanno da sfondo la realtà nazionale e, più lontana, quella internazionale. Interessante è la ricostruzione di figure locali, come quella di Tommaso Villa, massone, avvocato, deputato dal 1875 al 1909, consigliere comunale dal 1868 al 1915; della giovane «socialista» Gina Lombroso, figlia del più noto Cesare; oltre che del ruolo locale di personalità torinesi di rilievo nazionale, come l’igienista Luigi Pagliani ed il riformista Giulio Casalini. È reso bene il passaggio da una percezione igienista della questione abitativa, da risolvere con soluzioni episodiche inizialmente ispirate al filantropismo e al principio del piccone risanatore, ad una percezione più complessa, che suggerì diverse soluzioni ? destinate anche a limitare i risvolti politici della questione ? dagli esiti però sempre piuttosto limitati.

Oscar Gaspari