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Maria De Unterrichter Jervolino (1902-1975). Donne, educazione e democrazia nell’Italia del Novecento

Roberto P. Violi
Roma, Studium, 242 pp., € 22,00

Anno di pubblicazione: 2014

L’a., docente all’Università di Cassino, si è occupato di storia del movimento cattolico,
specie nel Mezzogiorno. Questo volume è una biografia, divisa in tre parti: gli anni
della formazione a Trento e a Roma; l’incontro con Jervolino, il trasferimento a Napoli e
la guida dell’Udaci; l’impegno nella Dc e in altri campi di interesse: educazione, politiche
scolastiche e sociali, meridionalismo, attività internazionale.
Il libro si inserisce nel filone di studi inaugurato da Paola Gaiotti de Biase nel 1963,
riemerso negli anni ’80, che vede l’uscita recente di alcuni saggi sull’impegno sociale e
politico delle cattoliche. Esso ha il pregio di riflettere sul ruolo della classe dirigente cattolica
nell’Italia repubblicana, che l’a. giudica largamente positivo, e di mostrare nei fatti
il talento politico di De Unterrichter, già evidente se la si osserva in qualità di presidente
delle universitarie cattoliche, a soli 23 anni, districarsi nei contrasti interni fra Fuci e Aci,
quando «imparò via via a valutare persone e cose, a muoversi con intelligenza e cautela»
(p. 47) e maturò quella «capacità di moderazione e composizione dei conflitti, di tolleranza
e di ricerca dei punti di convergenza possibili tra posizioni diverse, pur nel rispetto
dei termini precisi del suo incarico» (p. 59), che mantenne sempre.
Molto riuscite le parti sulla direzione dell’Opera Montessori, su educazione, politiche
sociali e meridionalismo, in cui meglio si colgono le peculiarità di De Unterrichter;
l’idea secondo cui non si sarebbero risolti i problemi del Sud senza l’edificazione di un
senso civico nei meridionali tramite la scuola con l’apprezzamento degli aspetti positivi
della cultura e della storia del Meridione, risulta tanto lungimirante quanto inascoltata
all’interno della Dc.
L’analisi appare invece meno convincente quando affronta il legame tra fede e politica.
De Unterrichter aveva aderito a un magistero papale assertore dell’ideologia di
cristianità, che proclamava la superiorità morale della Chiesa rispetto allo Stato e identificava
cristianesimo e civiltà. Sono convinzioni – ribadite negli anni ’60, quando scrive
di un’Europa «vivificata dall’adesione a una sana e libera democrazia, irradiata da una
luminosa concezione cristiana che dà scopo al nostro travaglio» (p. 178) –, che andrebbero
vagliate nelle loro implicazioni se si parla del «lungo processo di incubazione della
democrazia italiana» (p. 68) e del suo sviluppo negli anni della Repubblica.
Meritevoli di approfondimento sarebbero l’attività di delegata nazionale del Mf della
Dc e le osservazioni dell’a. sul «femminismo cristiano». La ricezione del testo di riferimento
sul tema, Femminismo e cristianesimo di Sertillanges, da cui sarebbe derivata la posizione
moderata delle democristiane, mostra più che «l’efficacia che essa ebbe, poi, come base
dell’azione politica svolta dal movimento femminile cattolico rispetto agli squilibri e ai
cambiamenti della società italiana nei successivi decenni» (p. 55), i condizionamenti che
hanno influenzato la riflessione sul rapporto tra fede, donne e modernità all’interno del
movimento cattolico italiano.

 Tiziana Noce