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Maria Filippi (a cura di) – Laboratori del sapere. Università e riviste nella Torino del Novecento – 2007

Maria Filippi (a cura di)
Bologna, il Mulino, 197 pp., Euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2007

Otto saggi, accompagnati da una Premessa di Pietro Rossi e da alcune considerazioni conclusive di Giuseppe Ricuperati, illustrano caratteri e tendenze di una serie di riviste scientifiche variamente legate alla storia dell’Ateneo torinese, ed all’opera di studiosi che in esso insegnarono e insegnano. Tortarolo, nel suo contributo dedicato ai periodici del campo storico, rinvia opportunamente ad «un insieme di questioni che, se ancora non possono costituire una griglia sistematica di problemi alla luce dei quali studiare le riviste storiche, rappresentano certamente almeno punti di vista dai quali porsi» (p. 17); e nel volume andrà rilevata la specificità, ed una certa disomogeneità dei punti di vista adottati. Così, il lungo articolo di Ferrari sulle riviste filosofiche ne segue la biografia intellettuale, centrata sulle figure di Abbagnano, Guzzo, Pareyson, e sul lungo confronto fra le posizioni laiche e neoilluministiche e quelle cattoliche, poi disarticolatosi «nel corso degli anni Ottanta» (p. 57); mentre le riviste economiche apparse fra ‘800 e ‘900 sono riprese in considerazione rivalutando il ruolo della storia delle dottrine economiche contro il primato di una scienza economica costruita «su modelli deduttivi, fondati su pochi principi economici generali, che incorporano elevate dosi di matematica», in nome di una «economia come scienza della complessità umana e sociale» (p. 84). In altri casi, l’arco cronologico strettamente contemporaneo preso in considerazione fornisce lo spunto per considerazioni polemiche interne al campo disciplinare (pp. 149-153); oppure emerge, a partire dal ruolo peculiare delle riviste giuridiche, «strumenti orientati alla prassi», che svolgono «una funzione non informativa ma normativa» (pp. 69-70), la problematicità della definizione, su questo terreno, di un’area umanistica, che forse andrebbe ripensata a partire dai vecchi accostamenti ottocenteschi, che associavano le due grandi facoltà di Giurisprudenza e Medicina.Vari saggi, in particolare quello di Tortarolo, offrono spunti di rilievo per una trattazione più organica dell’oggetto-rivista – la ricostruzione delle «reti», dei meccanismi di committenza e dei procedimenti di valutazione, la questione dei finanziamenti; ma si pensi anche alle diverse tipologie dei periodici scientifici -, spunti non uniformemente presenti all’attenzione dei vari aa., ed affidati in fondo, per una loro ricomposizione, alle cure del lettore. Non mancano, poi, diagnosi e prognosi in merito allo stato delle riviste accademiche torinesi-italiane nell’ambito del mercato scientifico internazionale; a proposito delle quali mi sembrano più convincenti le riflessioni sulla necessità di adottare una strategia di almeno parziale plurilinguismo, e di consolidare la disponibilità di testi ed indici online, rispetto all’invocazione di classificazioni rigide e vincolanti per le riviste, e di meccanica applicazione di parametri elaborati in altri contesti intellettuali e disciplinari e spesso ben poco adeguati.

Mauro Moretti