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Maria Iolanda Palazzolo – La perniciosa lettura. La Chiesa e la libertà di stampa nell’Italia liberale – 2010

Maria Iolanda Palazzolo
Roma, Viella, 181 pp., Euro 23,00

Anno di pubblicazione: 2010

La ricerca comprende cronologicamente la seconda metà dell’800 (termine a quo il 1849 della svolta reazionaria di Pio IX e della riconferma della libertà di stampa nel Regno di Sardegna e termine ad quem il 1897 della costituzione apostolica Officiorum ac munerum di Leone XIII) e geograficamente l’Italia (intesa dalla Chiesa stessa come «ultima frontiera» del potere temporale ecclesiastico). Dal punto di vista metodologico incrocia la storia del libro (lettura, libertà di stampa, censura), della quale l’a. è una specialista, con la storia della Chiesa cattolica (magistero, Curia romana, pastorale). Ritiene che gli studi sull’Indice e sulla censura, copiosi per quanto riguarda l’età di antico regime, siano ancora scarsi sull’800, che invece costituisce un momento di svolta cruciale, con l’affermazione di regimi liberali e dunque della libertà di stampa.L’opera, molto chiara e puntuale, è costruita attorno a tre nuclei tematici che corrispondono a «tre attori, dotati di potere, ma di peso politico diverso» (p. 15): la rivista dei gesuiti «Civiltà cattolica», della quale si indaga la polemica intransigente – ma pure con consapevolezza «moderna» – contro la libertà di stampa; i vescovi, che sempre più sono investiti direttamente della primaria responsabilità di mediare – in funzione pastorale – una politica di discernimento sulla stampa, sull’editoria, sul costituirsi di una mobile opinione pubblica, cercando di guidare il «popolo dei fedeli» a evitare le «perniciose letture», ma anche – e in misura sempre maggiore – a utilizzare in positivo il diritto di libertà per sostenere e promuovere la «buona stampa»; infine la Congregazione dell’Indice e i dubbi e dibattiti che pur l’animavano, con una trasformazione progressiva della sua attività, che preparava la sua successiva abolizione ad opera di Benedetto XV nel 1917.Tanto questa struttura tripolare quanto l’attenzione a far emergere differenze di posizioni e di sensibilità danno a questa pur sintetica ricostruzione l’indubbio merito di restituire una realtà storica complessa: «La Chiesa, infatti, malgrado alcune rappresentazioni deteriori, non è una struttura monolitica ed è attraversata al suo interno da divergenze e tensioni che ne hanno variamente segnato la storia» (p. 12). Nel caso, per esempio, del passaggio epocale costituito dalla grande crescita della libera stampa periodica, «il discrimine all’interno delle gerarchie ecclesiali passa quindi tra coloro che si mostrano consapevoli di questa “rivoluzione della lettura” e ritengono quindi necessario approntare nuovi e più sofisticati strumenti di analisi e chi invece questa rivoluzione non riconosce» (pp. 117-118).Le acquisizioni documentarie nuove di maggiore interesse mi pare emergano nella parte dedicata all’Indice, con l’utilizzazione degli atti della Commissione speciale per la correzione delle Regole dell’Indice (in preparazione del Concilio Vaticano I). Tale Commissione, istituita nel 1868 e finora ignota, non riuscì, in realtà, a promuovere la trasformazione dell’Indice e tuttavia le questioni dibattute al suo interno furono, in qualche modo, il punto di partenza della riforma delle regole operata, circa trent’anni dopo, da Leone XIII con la Officiorum ac munerum.

Fulvio De Giorgi