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Maria Ottolino – L’agricoltura in Italia negli anni del corso forzoso – 2005

Maria Ottolino
Bari, Cacucci, pp. 239, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il libro vuol rispondere a un preciso interrogativo di natura molto tecnica: quali furono gli effetti dell’adozione del corso forzoso, ossia dell’inconvertibilità dei biglietti di banca, sull’agricoltura. La risposta è che questi effetti probabilmente ci furono, in modo tenue e in senso positivo. L’autrice organizza il suo lavoro in modo molto ordinato in una materia che si rivela subito difficile.
Nel primo capitolo racconta tutta la parabola del corso forzoso dalla sua adozione nel 1866 alla sua cessazione nel 1883, usando materiali di origine parlamentare. Presenta un quadro nel quale non erano chiare le ragioni decisive del provvedimento, oscillanti tra crisi finanziarie del settore commerciale e temute spese di guerra; poi erano divergenti le opinioni sugli effetti dell’inflazione conseguente all’inconvertibilità, ritenuti dannosi o invece vantaggiosi; e comunque era costante la volontà e la previsione di poterne uscire presto, come non fu. Nel secondo capitolo la studiosa ricostruisce le tappe dell’esistenza travagliata del ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio, soppresso e rinato due volte dalle sue ceneri, nel 1860 e nel 1878. Cerca di giudicare del ruolo effettivo di quest’attore nella scena agricola dell’epoca, un ruolo inevitabilmente ridotto. Per questo fa riferimento alle teorizzazioni di pieno liberismo di allora e alla debolezza dell’attività del ministero stesso ?condizionata anche dalla tipologia delle attribuzioni assegnategli e dalle limitate cifre stanziate nel suo bilancio? (p. 81). Nel terzo capitolo si pone di fronte alla questione di base: l’andamento della produzione agricola e dei suoi prezzi nel tentativo di individuare eventuali effetti del corso forzoso. Si serve dei dati elaborati dall’ISTAT, pubblicati alla fine degli anni ’50, e oggetto dal loro apparire di discussioni non ancora spente, delle quali Ottolino dà conto. Nei grafici costruiti da lei stessa sui principali prodotti agricoli, nota che non c’è una correlazione immediata tra andamento della produzione, andamento dei prezzi e il provvedimento in questione. Nel quarto e ultimo capitolo tenta allora una verifica sui dati del commercio estero e procede a una dettagliata analisi del movimento commerciale, pur sottolineando la molteplicità di fattori incidenti su tale movimento. Alla fine ritiene, in accordo con Gianni Toniolo, che gli effetti del corso forzoso e della svalutazione della lira si manifestarono in modo più percettibile, anche se non quantificabile, nei primi anni, sostenendo le esportazioni di prodotti agrari. Con buona probabilità avrebbero così inciso sull’aumento della produzione agraria (p. 187).
Si tratta di un lavoro puntuale, forse con qualche rigidezza, dove si avvertono gli echi del grande dibattito sull’agricoltura ottocentesca e sullo sviluppo, svoltosi ormai diversi decenni fa. Resta l’impressione che la corretta acribia scientifica, subentrata alla passione politica, abbia girato al futuro la risposta a quelle domande, attendendo la costruzione di nuove serie più affidabili di quelle dell’ISTAT.

Giacomina Nenci