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Maria Rosaria Stabili (a cura di) – Violenze di genere. Storie e memorie nell’America Latina di fine Novecento – 2009

Maria Rosaria Stabili (a cura di)
Roma, Edizioni Nuova Cultura, 225 pp., Euro 13,00

Anno di pubblicazione: 2009

Il volume copre gli ultimi quarant’anni di storia dell’America Latina che, marcati da dittature militari e guerre civili, hanno visto la repressione sui civili esprimersi in violenza politica, tortura, spostamenti coatti di popolazione, violenza di genere e stupri di massa. Sugli ultimi due temi e sulla molteplicità dei loro significati, trascurati dalla storiografia, si concentrano i case studies proposti: Argentina, Uruguay, Cile, Guatemala, Perù, Colombia. Come sottolinea la curatrice, il loro denominatore comune è dato dai modi in cui le donne hanno cercato di costruire nuove identità collettive attraverso la rielaborazione e il superamento del trauma della violenza e la denuncia pubblica della violazione di massa dei diritti umani e di genere.Federica Martellini analizza le violenze perpetrate in Argentina e Uruguay sotto i regimi militari degli anni ’70-80, insistendo sulle pratiche di resistenza di genere e sulla dimensione collettiva e plurale della memoria. Benedetta Calandra studia le politiche repressive di Pinochet in Cile, soffermandosi sul ruolo delle donne come elaboratrici della memoria all’interno di un complesso percorso di «costruzione morale della verità» (p. 58) e sugli incerti confini della violenza di genere, perpetrata talora da donne nei confronti di uomini. Marco Mattiuzzo colloca il tema della violenza alle donne maya in Guatemala nel quadro del tentato genocidio di un intero popolo. Riflettendo sulle molte tipologie di violazione dei diritti umani delle donne e sul disprezzo di cui sono oggetto le donne maya, l’a. sottolinea le difficoltà dei processi di ricostruzione e riconciliazione laddove il clima di impunità continua a prevalere. Stabili ripercorre le tappe della violenza sessuale e degli stupri di massa compiuti in Bolivia da gruppi militari e paramilitari e dai guerriglieri di Sendero Luminoso nel 1980-2000. La narrazione delle violenze sessuali contro le donne, denunciate da gruppi di varia estrazione, ha trovato spazio nelle udienze pubbliche della Commissione della verità e della riconciliazione: «uno spazio e un tempo che appartiene alle vittime» (p. 141). Nel saggio sulla Colombia, Stefania Gallini restituisce protagonismo alle donne combattenti e sottolinea la «relazione simbiotica tra conflitto armato e relazioni di genere discriminatorie e di dominio maschile» (p. 183): la repressione rafforza le dinamiche sessiste preesistenti ed espande la capacità delle donne di porre in atto meccanismi di resistenza e battersi per i diritti umani e la giustizia sociale.La varietà delle fonti, l’attenzione ai processi di riconciliazione e la consapevolezza dei molti nodi metodologici lasciati aperti in alcuni casi da un percorso di ricostruzione storica ancora incompiuto, sono alcuni dei meriti del volume, frutto di un percorso di ricerca ragionato e condiviso, anche se alcuni saggi appaiono più «risolti» di altri. Si auspica quindi una prosecuzione del lavoro che approfondisca il rapporto tra violenza sulle donne e disuguaglianza di genere; tra violenza privata, collettiva e simbolica; tra genere e sicurezza e in generale human security al maschile e al femminile.

Elisabetta Vezzosi