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Marina Cavallera, Angelo Giorgio Ghezzi e Alfredo Lucioni (a cura di) – I luoghi della carità e della cura. Ottocento anni di storia dell’Ospedale di Varese – 2002

Marina Cavallera, Angelo Giorgio Ghezzi e Alfredo Lucioni (a cura di)
Milano, Franco Angeli, pp. 442, euro 33,00

Anno di pubblicazione: 2002

Risultato di un’operazione culturale che ha visto realizzarsi ? in occasione delle celebrazioni per gli ottocento anni di vita e di storia degli ospedali e dei luoghi di cura varesini ? una mostra e un convegno scientifico, il volume curato, e in gran parte scritto da Marina Cavallera, Angelo Giorgio Grezzi e Alfredo Ludioni, studiosi attenti alle tematiche socio-politiche e culturali della loro terra, è un ottimo affresco della politica assistenziale e sanitaria, condotto sul lungo periodo che va dall’età medievale a oggi. Un affresco, anche perché ? come gli stessi curatori tengono a sottolineare ? si son dovute operare scelte ben precise focalizzando i momenti di crescita delle strutture ospedaliere, ma anche sottolineando alcune trasformazioni culturali di fondo quali, ad esempio, il passaggio dall’idea diffusa di assistenza intesa come solidarietà organizzata a quella di intervento diretto dello Stato a tutela della salute dei cittadini. Un tema centrale, e ampiamente analizzato, è quello del rapporto centro/periferia visto attraverso il crescere e il consolidarsi del sistema ospedaliero varesino dai secoli dell’età moderna, quando dal borgo si allarga progressivamente al suo circondario, per integrarsi poi con le maggiori strutture milanesi e, infine, divenire parte della realtà ospedaliera e assistenziale nazionale.
Nato in età medievale, il sistema ospedaliero varesino si dilata nel tempo dal borgo cittadino alla periferia, creando quella rete solidaristica di cui furono vanto le condotte mediche nelle campagne e i presidi ostetrici. Un giusto spazio è dedicato all’opera di riorganizzazione dei vecchi enti assistenziali voluta e operata da Carlo Borromeo, figura di rilevante importanza nella stagione politico-culturale post-tridentina. Senza trascurare, pur non approfondendoli, gli anni del riformismo settecentesco, i curatori approdano all’età contemporanea (Otto e Novecento) mettendo in primo piano le figure professionali che operano all’interno del sistema-ospedale, vale a dire i medici, i clinici e gli infermieri. E’ nella seconda metà del secolo XIX che anche a Varese l’ospedale assume progressivamente la configurazione di grande e complessa struttura di accoglienza dei malati, divenendo sempre più simile al modello attuale,vale a dire un polo multifunzionale al servizio dei cittadini, ma anche centro di ricerca scientifica e di formazione di tutti quelli che, con diverse funzioni, vi operano.
Questa parte, a carattere più descrittivo che problematico, è quella che più ha la natura dell’affresco: più che alle politiche nazionali si guarda alle vicende locali e ai suoi protagonisti, mentre il Novecento è limitato solamente a ?brevi? note sulle vicende architettoniche dell’ospedale. Ma, come detto, l’operazione culturale condotta è di valore e il volume, nel suo complesso, è sicuramente importante perché va a integrare, con un ulteriore tassello, quel mosaico di studi sul sistema ospedaliero nazionale; studi che, assieme, consentono di ricostruire la grande storia dei luoghi e delle forme di assistenza e carità del nostro paese.

Elena Musiani