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Mario Alberghina – I cofanetti di M. Charrière. Altra maniera di leggere il progresso extraordinario delle scienze medico-chirurgiche nella Sicilia del secolo XIX – 2004

Mario Alberghina
Catania, Maimone, pp. 195, euro 15,49

Anno di pubblicazione: 2004

Un titolo poco comprensibile annuncia la biografia di Giovanni Gorgone, medico e chirurgo palermitano, a firma di Alberghina, docente di chimica già noto per precedenti lavori di storia della medicina siciliana. Il protagonista è personaggio di tutto rispetto nel mondo scientifico delle Due Sicilie. Nato nel 1801 da famiglia modesta, studiò grazie al sussidio delle autorità locali e si laureò a Napoli. Tornato a Palermo, iniziò una carriera che lo avrebbe portato, nel giro di quarant’anni e sotto cinque diversi sovrani, a occupare incarichi e posizioni di rilievo: docente prima di anatomia e poi di chirurgia, fu anche medico dei principali ospedali, medico gratuito per i poveri, professore privato, membro dell’Accademia delle scienze, dell’Istituto di incoraggiamento e dell’Accademia medica del capoluogo siciliano. Fu popolare come imbalsamatore, accreditato come consigliere per le questioni sanitarie, rispettato e talvolta esaltato come studioso e chirurgo. Alla sua scuola si formò anche il celebre Filippo Parlatore, in seguito affezionato corrispondente. Pensionato suo malgrado nel 1865, la nuova monarchia lo aveva decorato con la croce dei SS. Maurizio e Lazzaro.
L’autore racconta questo percorso, che coincide in buona parte con il primo mezzo secolo dell’Università di Palermo, fornendo notizie precise sull’attività professionale e sui meriti scientifici di Gorgone, sull’ambiente universitario in cui operò, sui rapporti tra quest’ultimo e i rappresentanti del potere centrale e isolano. Si sottolinea a più riprese che Gorgone fu innanzi tutto un ?borghese?: di umili origini, sfruttò l’occasione concessagli dal pubblico mecenatismo per formarsi una solida preparazione, dalla quale ricavare in seguito tranquillità economica e status sociale. Fu riformista e non rivoluzionario, filantropo e non utopista, ?patriottico? ma non autonomista. Defilato fino al 1849, in seguito sembrò più critico verso il governo borbonico. Chirurgo dei garibaldini nel 1860, non ebbe particolari benefici dalla successiva riforma dell’Università di Palermo. Cattolico, conservatore (nel 1865 votò per Vito D’Ondes Reggio), non mancò di denunciare la ?piemontesizzazione?, l’accentramento e le altre imposizioni dello Stato unitario contro cui si susseguivano le rivolte degli studenti, del popolo, delle élites deluse e di quelle affette dalla ?sindrome borbonica? (p. 150). Gorgone si rivela una personalità complessa, al contempo coerente e dissonante rispetto all’evoluzione di quella ?borghesia? risorgimentale di cui desiderava essere un distinto esponente; rappresentativa ma non di spicco in una nascente comunità scientifica-professionale di cui coltivò a lungo solo la dimensione isolana o, tutt’alpiù, meridionale.
Alberghina ne rappresenta la vicenda scegliendo, come dichiara nell’introduzione, le risorse del ?pastiche storico-letterario? (p. 11), condendo la ricostruzione documentata con uno stile incline all’impressionismo, all’adozione sistematica del punto di vista del suo personaggio. Una scelta che rende il volume godibile per un ampio pubblico, ma che rischia spesso di penalizzare o banalizzare la contestualizzazione storico-politica.

Maria Pia Casalena