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Mario Casella – Alla scoperta della religiosità nell’Italia meridionale. La diocesi di Diano-Teggiano tra ‘800 e ‘900 – 2005

Mario Casella
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 413, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2005

Mario Casella, ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Lecce, autore di numerosi studi sui rapporti tra Chiesa e Stato nell’Italia contemporanea e in particolare sull’associazionismo cattolico del Novecento, affronta qui un tema che gli è meno consueto, cioè la storia diocesana, ma che, come egli stesso afferma, riveste per lui un interesse particolare, in quanto riguarda il territorio della provincia di Salerno in cui è nato. Rimane invece invariato il metodo di lavoro dello studioso, basato, come è sua caratteristica, su un’accurata indagine documentaria, condotta in archivi statali e privati ? compreso quello del Grand’Oriente d’Italia ? ma soprattutto ecclesiastici.
Il percorso del volume segue le vicende della diocesi dall’erezione nel 1850, data del distacco dalla diocesi di Capaccio, fino alla fine del pontificato di Benedetto XV (1922), secondo un duplice itinerario. Nell’Introduzione (pp. 9-69) si mettono in luce le caratteristiche e l’evoluzione delle istituzioni ecclesiastiche e della religiosità espressa dalla popolazione, alla luce degli importanti cambiamenti socio-politici del periodo. Nel corpo del libro invece la cronologia è scandita dal succedersi dei cinque vescovi operanti nel periodo. Ogni capitolo costituisce il ritratto di un presule e un’analisi della sua attività pastorale, secondo i classici canoni della prosopografia. Qui l’autore dà grande spazio ai documenti, di cui si riportano ampi stralci o lunghe parafrasi. Si tratta in genere di fonti seriali (relazioni ad limina, lettere pastorali, ecc.), che per la loro stessa tipologia portano a leggere i problemi della diocesi secondo l’ottica dei vescovi. Non vi emerge perciò con chiarezza quel vissuto religioso che compare nel titolo del volume e che viene invece proposto nella trattazione introduttiva.
Si ha infatti l’impressione che proprio nell’introduzione l’autore esponga i principali risultati del suo lavoro, inserendolo nel contesto degli studi di storia socio-religiosa, molto fiorenti nello stesso salernitano per impulso di Gabriele De Rosa, al quale esplicitamente egli si richiama. Qui Casella tira le fila della sua ricerca, evidenziando in particolare il momento di passaggio dal governo borbonico al Regno d’Italia e il processo di scristianizzazione in atto dalla seconda metà dell’800, ma mettendo anche in luce la persistenza dei caratteri tradizionali della Chiesa meridionale ? l’abbondanza di clero, la sua scarsa cultura e la non sempre limpida condotta, il retaggio delle chiese ricettizie ? e i ritardi dell’autorità ecclesiastica nel prendere coscienza dell’emergere di nuove realtà socio-culturali. Se fu Domenico Fanelli, il cui lungo episcopato (1858-1883) copre gli anni di trapasso dall’antico al nuovo regime, a dover affrontare il riassestamento delle istituzioni ecclesiastiche nello Stato liberale, furono i vescovi di primo ‘900, in un ambiente dove i fermenti modernistici sembrano lontani, a tentare qualche innovazione, sulla scia del riformismo istituzionale di Pio X.

Maria Lupi