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Mario Isnenghi – Dalla Resistenza alla desistenza. L’Italia del «Ponte» (1945-1947) – 2007

Mario Isnenghi
Roma-Bari, Laterza, 418 pp., Euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2007

Lo sguardo attraverso la lente del «Ponte» restituisce la complessità del processo di transizione alla democrazia vissuto in Italia negli anni tra il 1945 e il 1947. Un percorso tormentato che si snoda tra i depositi delle memorie individuali e collettive, prossime e lontane, chiamandovi a partecipare, attraverso il saggio e il racconto, la cronaca e la testimonianza, alcune delle migliori menti dell’epoca. La rivista è stata a più riprese oggetto di studio, anche recente, ma Isnenghi ne propone una lettura originale, intesa a cogliere il significato più intenso – fortemente intrecciato alla dimensione del vissuto – delle rappresentazioni e delle autorappresentazioni di quegli autori-attori che furono i fondatori e i principali collaboratori. Il volume raccoglie un’ampia selezione di articoli tratti dai fascicoli degli anni 1945-1947 e si inserisce nel piano di riedizione delle opere di Piero Calamandrei curato da Sergio Luzzatto. La parte antologica, oltre ai testi di Calamandrei, comprende interventi, tra gli altri, di Agnoletti, Tumiati, Branca, Salvemini, Rossi, Stuparich, Jemolo, Mazzucchetti, Garrone, Spini, Alessandro e Carlo Levi.Il lungo saggio introduttivo, La vita della patria, prende le mosse dal giovane Calamandrei, nel suo esordio intellettuale sulla scena di Firenze città delle riviste, considerato come «filo conduttore nella storia mentale della Nazione» (p. 5). Una premessa lontana ma quanto mai necessaria nella chiave di lettura delle Generazioni: in primo luogo i nati negli anni ’80 dell’800 i quali, ormai padri nel secondo dopoguerra, si fanno «pontieri» della loro eredità verso se stessi e verso i figli. Lo sguardo della rivista – avverte l’a. – ha una duplice direzione: rivolta all’indietro, nel proporre Genealogie e ritratti del passato prefascista; rivolta in avanti, nella Memoria costituente della guerra, della Resistenza, dell’Italia liberata e della Repubblica. Nel definire «le intenzioni e i tratti» di una «delineazione identitaria» (p. 36), attraverso un dialogo serrato e appassionato con i testi, emerge la galleria di antenati (De Amicis, Turati, Pascoli, Zanotti-Bianco, i Rosselli, Lussu, Gramsci, Capitini, Dorso, de Bosis, gli autori-personaggi Stuparich, Alessandro Levi, Salvemini) che lascia il posto al gruppo dei fondatori (con Calamandrei ci sono Pancrazi, Russo, Tumiati, Levi) in un ritratto familiare di gite tra la Toscana e l’alto Lazio. Dalla «Toscana piccola patria» (p. 64) all’Italia, che si specchia nell’assidua riflessione sull’Europa e, in particolare, sulla Germania che rappresenta una «specie di gigantografia sulla desistenza dell’uomo europeo» (p. 9), e le cui tracce, tra indulgenza e furore, si trovano fin dentro la letteratura specialistica. Il gruppo di amici presto si allarga per estendere gli itinerari della memoria che attraversano la rivista: dalla entrata in guerra alla battaglia di Firenze, con i suoi ponti distrutti e da ricostruire nel dilemma tra continuità e nuovo inizio.L’indice del «Ponte», il suo ordito, assurge così a progetto, di cui l’a. propone, nel saggio e nella scelta dei testi, il «senso di una grande riapertura degli sguardi, di una ansiosa rimessa a fuoco di raggio internazionale» (p. 60).

Giancarlo Monina