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Mario Zamponi – Breve storia del Sudafrica. Dalla segregazione alla democrazia – 2009

Mario Zamponi
Roma, Carocci, 152 pp., Euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2009

Il volume fa parte di una collana pensata per offrire ad un pubblico interessato e non necessariamente specialistico una visione sintetica ma accurata della storia di un paese, il Sudafrica, che si è ritrovato negli ultimi mesi al centro dell’attenzione dei media grazie ai campionati mondiali di calcio. L’evento sportivo ha rappresentato l’occasione per tornare a riflettere sul paese più avanzato del continente africano, ma che ancora oggi vive contraddizioni e difficoltà che hanno, come sempre accade, radici antiche.L’a. si propone di ricostruire, in poco più di 140 pagine, una storia complessa, fatta di interazioni fra popoli molto diversi fra loro, portatori di interessi spesso contrapposti e inconciliabili. Vicende e processi solo apparentemente più noti rispetto a quelli di altri paesi dell’Africa, ma in realtà difficili da ricomporre secondo un filo puramente cronologico.Non a caso, il primo interrogativo che l’a. pone al lettore – «quando inizia la storia del Sudafrica?» (p. 9) – serve non solo a dare ragione di alcune scelte cronologiche, che nel volume appaiono in modo evidente, ma anche ad inserire, sotto traccia, l’idea che certi stereotipi e luoghi comuni, come quello di considerare l’inizio della storia africana legato all’arrivo degli europei sul continente, siano da abbandonare.Altre scelte, dichiarate fin dall’introduzione, guidano il lettore attraverso un percorso che, volutamente sintetico, non rinuncia ad affrontare in profondità nodi critici complessi. Uno su tutti, il processo – o meglio i diversi processi – di occupazione della terra e di appropriazione delle sue risorse: perché, ci ricorda l’a., non si può affrontare la storia più recente del Sudafrica senza provare a comprendere le «trasformazioni, perlopiù traumatiche, che le società africane hanno dovuto affrontare rispetto all’occupazione della terra da parte degli europei» (p. 11). L’occupazione fu realizzata attraverso la sistematica sottrazione di «dignità e diritti» alla maggioranza degli abitanti, culminata con la creazione di quel sistema di apartheid che tra il 1948 e il 1994 ha trasformato il Sudafrica in uno Stato preda di un’ideologia razzista atta a preservare e perpetuare il potere e il controllo di una minoranza; e ciò proprio quando il resto dell’Africa imboccava una strada diversa, sovvertendo l’ordine imposto con la violenza dai colonizzatori, per intraprendere un difficile, ma altrettanto necessario, percorso di indipendenza e di sviluppo economico e sociale.Strutturato in quattro capitoli cronologici, ben corredato da cartine, tabelle esplicative e un solido apparato bibliografico, il volume non rinuncia a dare un’interpretazione personale e critica dei nodi salienti di un percorso violento e tormentato, culminato in una transizione sorprendente. Quel «miracolo politico» (p. 124) a distanza di sedici anni si è solo parzialmente compiuto: il Sudafrica di oggi è infatti il primo paese dell’Africa ammesso al G20, ma resta esposto agli effetti di uno sviluppo che continua a riguardare settori limitati della società e il cui compimento si gioca, al contrario, sulla capacità di diventare, progressivamente, davvero inclusivo.

Maria Stella Rognoni