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Marta Bonsanti – Giorgio e Silvia. Due vite a Torino tra antifascismo e Resistenza – 2004

Marta Bonsanti
presentazione di Paul Ginsborg, Firenze, Sansoni, pp. XIV-319, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2004

Giorgio Diena e Silvia Pons, due ragazzi, due famiglie della borghesia piemontese, lui ebreo, lei valdese. Alla fine degli anni Trenta si incontrano e si innamorano. Frequentano a Torino un gruppo di amici, quasi tutti coetanei, benestanti, colti, anticonformisti. Con lo scoppio della guerra le relazioni di amicizia diventano sempre più consapevolmente anche relazioni politiche: nell’autunno del 1942 da quel gruppo nascerà il Partito d’Azione. Giorgio e Silvia ne sono due dei fondatori e animatori; partecipano insieme alla Resistenza, vivendo prima le speranze di rinnovamento e poi ? tra il ’45 e il ’46 ? il rapido disgregarsi dell’orizzonte politico e del tessuto umano che le aveva sostenute. Il disfacimento del PdA, la diaspora del gruppo, la restaurazione dei costumi e degli equilibri tradizionali che segue la Liberazione coincidono per Giorgio e Silvia con la crisi del loro rapporto di coppia. Nel giro di pochi anni i loro destini si separano, dolorosamente: moriranno a distanza di un anno, nel ’58 e nel ’59, entrambi ancora giovani e infelici, in maniera tragica.
Questa storia è stata scritta da Marta Bonsanti, un’allieva fiorentina di Paul Ginsborg, che firma anche un saggio introduttivo, ispirata da Vittorio Foa, che dei due protagonisti era stato amico, e seguita in molte tappe da Giovanni De Luna, lo storico ?ufficiale? dell’azionismo torinese. C’è una chiara genealogia culturale dentro questo libro, il quale fa capire attraverso quali reti e incontri possa nascere e svilupparsi una ricerca, attraverso quali canali si trasmettono le idee e i temi di indagine storiografica tra diverse generazioni di studiosi.
È evidente anche una attenzione al metodo della microstoria, fatta a briglia sciolta e senza eccessi di sofisticatezza metodologica. Semplicemente, attraverso la vicenda di una coppia l’autrice tenta di capire una generazione, un ceto sociale, un partito politico, una fase della storia d’Italia. Proprio la dimensione ridotta, lo sguardo ravvicinato, la possibilità di puntare la luce non solo sulla scena ma anche sul retroscena le hanno consentito di vedere o mettere a fuoco meccanismi e ambiti che il volo panoramico avrebbe costretto a trascurare. In particolare, qui i corpi sono spesso in primo piano: nella vita di Giorgio e Silvia non ci sono solo idee, programmi, sodalizi intellettuali, libri letti e scritti, ma anche emozioni, gravidanze indesiderate, amori e tradimenti, suicidi tentati e riusciti. La dimensione privata e quella politica non hanno confini netti, e anzi si compenetrano vicendevolmente, anche laddove non saremmo pronti a riconoscerlo.
Questo libro si può leggere come un romanzo sulla perdita della giovinezza. La Resistenza è stato il punto alto, il momento della felicità, della massima identificazione tra personale e politico. Il dopo assomiglia a una deriva. Forse fu per tutti così, forse non solo a livello esistenziale. Vorremmo saperne di più, anche oltre Giorgio e Silvia. La domanda è di quelle impegnative. Cosa succede dopo una rivoluzione? Come reggere il peso di quello che non c’è più, avendone assaporato per un momento la pienezza?

Alessandro Casellato