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Marta Petricioli, Donatella Cherubini (a cura di) – Pour la paix en Europe – For Peace in Europe. Institutions et société civile dans l’entre-deux-guerres – Institutions and Civil Society between the World Wars, – 2007

Marta Petricioli, Donatella Cherubini (a cura di)
Bruxelles-Bern, Peter Lang, pp. 656, s.i.p.

Anno di pubblicazione: 2007

Il volume raccoglie i risultati di una ricerca collettiva che ha studiato il vasto fronte politico e associativo di ispirazione pacifista nell’Europa fra le due guerre, con particolare attenzione agli anni ’20. Problemi nuovi, come la scoperta del problema delle minoranze in gran parte dei nuovi Stati europei, la difficile ricostruzione di un sistema di liberi scambi commerciali, la necessità di una bilanciata riduzione degli armamenti, spingono l’opinione pubblica più avvertita e i suoi rappresentanti politici a inventare risposte originali da contrapporre alla tradizionale Realpolitik degli Stati europei, ma anche a superare il mito anteguerra della sola via giurisdizionale alla composizione dei conflitti.La Società delle Nazioni fa da catalizzatrice delle associazioni pacifiste, che su di essa fanno pressioni e si collegano, ma è anche una cornice istituzionale in cui le diplomazie europee hanno modo di lavorare con una continuità mai conosciuta in precedenza. I 27 saggi del volume parlano di associazioni come il Bureau international de la paix o la Lega italiana dei diritti dell’uomo che, come sezione della Ligue des droits de l’homme, assiste i fuoriusciti italiani e svolge in mezza Europa opera di propaganda antifascista e pacifista. Altri trattano di alcune delle commissioni e agenzie tecniche della Società delle Nazioni che cercano, con molta buona volontà e alterni risultati, di costruire una trama di relazioni e procedure volte a comporre i conflitti ma anche a generare convergenze in campo economico, educativo, nella tutela diritti delle minoranze, delle donne e dei fanciulli. Con distacco e realismo è analizzata le genesi del patto Briand-Kellog del 1928, che bandiva la guerra dalle relazioni internazionali, mentre in altre parti si mettono giustamente in luce i limiti del progetto di una federazione degli Stati europei, che pure rappresentano i momenti in cui le menti politiche più lungimiranti intravedono nuove strade politiche e istituzionali per uscire dalla logica del conflitto permanente fra gli Stati europei. Non mancano interventi dedicati ai film, alle pièces teatrali e agli scritti che promuovono le idee pacifiste. Alcuni saggi trattano del pacifismo di ascendenza cattolica, la cui genesi è fatta risalire all’azione di papa Benedetto XV, un pacifismo fortemente contrastato a livello di opinione pubblica e clero intermedio.Il volume dissoda un terreno di ricerca ben poco esplorato, portando a risultati rilevanti, in primo luogo la rivalutazione della Società delle Nazioni, sottratta all’immagine ad una dimensione di impotente macchina politica nella mani di poche nazioni. Segnalare le molte rilevanti assenze, in primo luogo la mancanza di qualsiasi studio sulla Gran Bretagna, e le tracce poco approfondite dei rapporti fra movimenti pacifisti europei e Stati Uniti non vogliono essere critiche al volume, ma rappresentano solo terreni di ricerca da esplorare, che proprio questa opera ha permesso di mettere in luce.

Alessandro Polsi