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Marzio Achille Romani (a cura di) – La Banca dei milanesi. Storia della Banca popolare di Milano – 2005

Marzio Achille Romani (a cura di)
Roma-Bari, Laterza, pp. 581, euro 48,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume collettaneo curato da Marzio A. Romani, ed edito nella collana laterziana dedicata alla storia delle banche italiane, tratta delle più che secolari vicende di un istituto di credito, la Popolare di Milano. Silvia Lolli, nell’ampio saggio iniziale, ne illustra il percorso dalla fondazione, avvenuta nel 1865, alla seconda guerra mondiale; la fase successiva (1945-1980) è oggetto dei contributi di Alberto Cova (un quadro d’assieme delle strategie della banca nel contesto dell’economia milanese e lombarda), di Giandomenico Piluso (le scelte del management e la struttura dell’impresa), dello stesso Romani (i diversi personaggi succedutisi al vertice dell’istituto e le linee da essi perseguite) e di Giancarlo Forestieri (la gestione dell’azienda di credito); infine Marco Cattini traccia un profilo dei dipendenti della Popolare dal 1865 al 1980. Un’ampia appendice documentaria conclude il libro per la cui stesura gli autori hanno potuto attingere all’Archivio storico della stessa Banca popolare, integrando le informazioni desunte dalle carte ivi conservate, che permettono una copertura sufficientemente omogenea dell’intero periodo considerato, con notizie tratte da altra documentazione archivistica, in particolare quella dell’Archivio storico della Banca d’Italia, oltre che dalla letteratura storica e storico economica.
Il quadro che emerge dal lavoro, dovizioso di dati e dettagli, è quello di una ?tipica banca del territorio?, come sottolinea nella sua prefazione il presidente della Popolare Roberto Mazzotta, le cui fortune si intrecciano con quelle di una zona trainante per l’economia nazionale, Milano e la sua provincia, cui guarderà la banca per la raccolta di capitali e per l’erogazione del credito. Un contesto dunque, quello in cui si muove la Popolare, favorevole a una crescita che seppur non impetuosa si mantiene costante senza risentire delle crisi bancarie degli anni 1889-1893 e avvertendo limitatamente la depressione determinatasi col crollo di Wall Street del 1929. Lo sviluppo del secondo dopoguerra è frenato dalla Banca d’Italia, che privilegia la stabilità del sistema creditizio nazionale alla sua espansione, e da scontri anche aspri intervenuti, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, tra la dirigenza dell’istituto e i dipendenti-soci dello stesso.
Proprio questi episodi consentono di sottolineare una specificità della Banca: il suo essere una ?popolare?, in cui l’assemblea dei soci ? all’interno della quale un peso spesso determinante hanno i dipendenti azionisti ? definisce effettivamente le strategie dell’impresa proponendo per essa un singolare modello di governance. La complessa questione della direzione di una banca siffatta è affrontata nel corso del tempo da personaggi di primo piano nella storia economica, e non solo, del paese, che guidano l’istituto: tra essi ricordiamo Luigi Luzzatti, Filippo Meda e Cesare Merzagora.
Per tali ragioni il volume ci offre dunque una chiave di lettura delle trasformazioni dell’economia del paese e del carattere della sua classe dirigente.

Marco Doria