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Massimiliano Valente – Diplomazia pontificia e Kulturkampf. La Santa Sede e la Prussia tra Pio IX e Bismarck (1862-1878), prefazione di Lutz Klinkhammer – 2004

Massimiliano Valente
Roma, Edizioni Studium, pp. 262, euro 21,00

Anno di pubblicazione: 2004

Il Kulturkampf ? di centrale importanza per la storia dell’Impero ? rallentò l’integrazione dei cattolici nel nuovo Stato nazionale, favorì il consolidamento di un milieu cattolico abbastanza esteso e compatto e, come sottolinea Klinkhammer, rappresentò per la Chiesa la prima grande crisi internazionale dopo il crollo del potere temporale. Valente affronta questa importante tematica seguendo le relazioni tra la Santa Sede e Berlino in un arco di tempo ampio e dedica metà del libro agli anni 1841-1870, quando tali relazioni furono relativamente buone. A suo parere la svolta del 1871 fu determinata non tanto da tensioni di carattere religioso-ideologico, certo accresciute dal dogma dell’infallibilità papale (1870), quanto dall’ascesa del Partito cattolico, e dai suoi successi elettorali, percepiti da Bismarck come minaccia all’unità dello Stato assieme all’opposizione antinazionale dei cattolici di Baviera, Alsazia e Polonia. Le dinamiche del Zentrum erano indipendenti dalla Santa Sede, che peraltro rifiutò di sconfessare il Partito cattolico, delusa dall’atteggiamento tedesco di fronte alla Questione Romana. L’escalation del conflitto sarebbe stata quindi caratterizzata da una ?confusione di obiettivi e metodi di lotta di due attori che agivano su piani diversi e per questo non potevano dialogare? (p. 253). Bismarck sbagliò a cercar di colpire il Zentrum attaccando le autorità ecclesiastiche in Prussia e a Roma, e in questo senso la sua politica fu destinata al fallimento. D’altra parte vescovi e Vaticano più che sul piano politico si batterono su quello dei rapporti Stato-Chiesa per il rispetto dei diritti sanciti dai precedenti accordi con la Prussia e non percepirono la natura politica del conflitto, frutto di processi legati alla modernizzazione. Il fallimento di questo dialogo impossibile portò alla sospensione dei rapporti diplomatici tra Prussia e Santa Sede e al consolidamento della Conferenza episcopale di Fulda, che divenne quasi un organo intermedio tra Berlino e Santa Sede, mentre la Nunziatura di Monaco rivestì solo un ruolo secondario. Anche la distensione dei rapporti verso la fine del Kulturkampf fu, secondo Valente, determinata soprattutto dal contesto politico interno caratterizzato dalla nuova minaccia socialdemocratica e dal tramonto dell’alleanza tra Bismarck e i liberali. Un approccio di storia diplomatica e politica in senso stretto ha ovviamente costi notevoli: tende a isolare pochi attori e a ignorare gran parte del contesto sociale, culturale e politico che negli ultimi anni è stato oggetto di intensi studi, qui non sempre citati, e il lettore cerca invano un resoconto sistematico dello stato degli studi. Manca inoltre quasi completamente ogni riferimento al Kulturkampf negli altri Stati tedeschi, per non parlare del quadro europeo. Nonostante ciò questa ricerca meticolosa è di indubbio valore, non tanto per l’interpretazione complessiva, quanto per la ricostruzione rigorosa che colma una lacuna, per l’ampio arco cronologico affrontato e per l’ampiezza delle fonti tedesche e vaticane utilizzate.

Oliver Janz