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Massimo Borgogni – Tra continuità e incertezza. Italia e Albania (1914-1939). La strategia politico-militare dell’Italia in Albania fino all’Operazione «Oltre Mare Tirana» – 2007

Massimo Borgogni
Milano, FrancoAngeli, 412 pp., Euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2007

Massimo Borgogni offre un quadro narrativo sobrio delle relazioni italo-albanesi tra l’inizio del XX secolo e il 1939. Il lavoro verte principalmente sugli aspetti diplomatici e militari e il suo punto di forza risiede nella chiara sintesi della letteratura secondaria e nell’utilizzo puntuale di fonti reperite negli archivi dell’Ufficio Storico della Marina militare, dell’Aeronautica militare e negli archivi di Stato albanesi. L’opera è di gradevole lettura, non ribalta né revisiona ma conferma i risultati della storiografia recente. Il fil rouge della monografia sono le incertezze e ambiguità della politica italiana nei confronti dell’Albania già prima del 1922, che il regime fascista incrementò attuando una politica volta contraddittoriamente al mantenimento dell’indipendenza albanese e a un mal celato obiettivo di conquista territoriale. Lo storico analizza la cooperazione/penetrazione economica italo-albanese, le tensioni con Jugoslavia e Grecia, il ruolo dei protagonisti politici, nonché – fatto meno noto – le ambiguità di parte albanese. Illustra il «doppio binario» della politica fascista attraverso i piani dello Stato Maggiore dell’Esercito italiano che oscillarono fra ipotesi di occupazione militare dell’Albania ora contro la Jugoslavia o la Grecia ora contro l’Albania stessa. Integra l’occupazione dell’Albania nel complesso e indissolubile intreccio fra politica interna ed estera del regime fascista e dimostra quanto i vertici militari italiani fossero coinvolti attivamente nella politica espansionista fascista. Illustra altresì la goffaggine del Regio Esercito rispetto alle azioni militari tedesche sottolineando che i vertici militari e politici fascisti non stimolarono un dibattito costruttivo dopo l’aprile del 1939 quando le «illusioni di grandezza» dell’Italia nell’area danubiano-balcanica prevalsero e l’Albania fu occupata. Borgogni si rivolge a un pubblico che conosce già la storia e la storiografia contemporanea italiana e dell’area balcanica. Un approfondimento sulla composizione etnica e religiosa e un riferimento all’organizzazione politico-amministrativa ottomana avrebbero aiutato il lettore curioso e meno esperto a cogliere meglio alcuni aspetti della complessa storia dell’Albania, per esempio, l’intricata «questione del Kosovo» che emerge, in un modo o in un altro, in quasi tutti i capitoli del volume. Sarebbe stato interessante comprendere quanto bene e cosa dell’Albania le élites politiche e militari italiane prima e dopo la prima guerra mondiale conoscessero e quali fossero le fonti di suddette élites. Infine, la monografia non dice cosa politici, diplomatici, gerarchi, militari ed «esperti» avrebbero voluto fare dell’Albania dopo l’«assorbimento» (termine, cui lo storico fa riferimento nel testo, che avrebbe meritato qualche spiegazione). Nel denso apparato di note Borgogni rinvia a una serie di dibattiti storiografici. Questa scelta, discutibile, è coerente con l’impostazione del libro che privilegia l’asse narrativo (événementiel) rispetto a quello interpretativo.

Davide Rodogno