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Massimo Giuffredi, Giuseppe Massari, Mario Rinaldi (a cura di) – Giacomo Ferrari. Un uomo, una terra, una storia – 2004

Massimo Giuffredi, Giuseppe Massari, Mario Rinaldi (a cura di)
Roma, Carocci, pp. 445, euro 29,80

Anno di pubblicazione: 2004

Il volume raccoglie una serie di saggi (ad opera di Gaetano Arfè, Massimo Giuffredi, Marco Minardi, Guido Pisi, Giorgio Vecchio, Giovanni Gozzini, Umberto Sereni, Giorgio Ricci Saraceni, Roberto Spocci, Silvia Porta, Marialuisa Molinari, Amedeo Osti Guerrazzi) e di testimonianze (tra cui quella di Giulio Andreotti) su Giacomo Ferrari.
Una biografia ricca e complessa, quella di Ferrari, anche per l’ampio arco cronologico che abbraccia: nato a Langhirano nel 1887 da una famiglia di tradizioni democratiche e mazziniane, ingegnere, socialista riformista e poi comunista, esule in Francia, comandante ?Arta? delle formazioni partigiane parmensi durante la Resistenza (in cui perderà il figlio Brunetto), prefetto di Parma alla Liberazione, membro della Costituente, ministro dei Trasporti nel II e III governo De Gasperi, più volte senatore, sindaco di Parma dal 1951 al 1963. Forse il punto di svolta della sua lunga vita politica va individuato (ed in effetti su di esso insistono diversi interventi) nel suo passaggio, avvenuto nel 1942, dal socialismo al comunismo, che Gaetano Arfè legge in chiave etica prima ancora che ideologica, poiché esso si presenterebbe, sulla base della testimonianza dello stesso Ferrari, come una sintesi ?nella quale entrano a far parte le idealità garibaldine e socialiste della prima giovinezza, le esperienze della lunga e oscura opposizione al fascismo, il riconoscimento della funzione dell’URSS e dei partiti comunisti nella lotta finale contro il nazifascismo? (p. 28). Una ricostruzione ?gradualistico-lineare? (Sereni, p. 190), che certo sconta una certa indulgenza, quasi da modello politico-pedagogico, nei confronti della propria storia personale e di quella del proprio partito d’approdo, dei suoi militanti e dei suoi iscritti. Ma anche una maturazione lunga e meditata, inserita nella storia della subcultura rossa dell’Emilia (che pure rimanda ad un’ampia letteratura, da Palmiro Togliatti ad Edmondo Berselli) e che finisce per tradursi in un modello amministrativo nel quale possono convivere una certa insofferenza nei confronti della burocrazia di partito e la fedeltà al mito dell’URSS. Il filo che lega le esperienze politiche di Ferrari sembra quindi ritrovarsi nella sua attitudine pragmatica, frutto della sua professione di ingegnere, ma confermata nel ruolo di amministratore pubblico, nel governo nazionale e in quello locale, durante i difficilissimi anni della ricostruzione. Ed è in effetti un paradosso, come nota Giovanni Gozzini nel suo bel saggio su Il contributo della sinistra italiana alla fondazione della Repubblica, che ?questo patrimonio di know how politico e di autorità sociale [abbia] poi trovato nel tempo solo un ridottissimo spazio di rappresentanza nei vertici nazionali dei partiti di sinistra? (p. 183): un paradosso, ma anche un problema politico.

Giovanni Scirocco