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Massimo L. Salvadori – Il Novecento. Un’introduzione – 2002

Massimo L. Salvadori
Roma-Bari, Laterza, pp. 182, euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2002

Riflessione sul XX secolo attorno ad alcune grandi questioni, il libro di Salvadori ? pur mantenendo un impianto tradizionale di divisione settoriale e per temi (problemi economici, internazionali, politici) ? costituisce una sintesi efficace per la comprensione dei caratteri salienti del Novecento. La rapidità e profondità del mutamento costituisce il filo conduttore di un’analisi che privilegia le trasformazioni della sfera politica e della organizzazione istituzionale degli stati in un’epoca che inizia ancorata fortemente al mito di un Progresso indefinito e che termina con la disillusione più piena di quelle premesse.
La coscienza europea del XX secolo è l’ambito di riferimento entro cui Salvadori ripensa la storia novecentesca; e il tramonto della centralità dell’Europa il risultato finale alla cui luce reinterpretarne le vicende. Il fallimento di tutti i progetti di ricostruzione dopo la prima guerra mondiale, voluta dall’Europa nell’illusione che con la guerra potesse risolvere i propri conflitti interni, conduce alla seconda guerra che risultò in un ?collasso definitivo dell’Europa a favore di due nuove grandi potenze mondiali? (p. 19).
Le risposte e i tipi di modelli che vengono dati alla massificazione della politica e alla crisi del liberalismo costituiscono la parte più incisiva del volume. I caratteri assunti tra l’Ottocento e il Novecento dalle ideologie e dai sistemi politici, nel confronto tra correnti antagoniste che tentano di rispondere ai bisogni emersi con la modernizzazione, produce regimi autoritari tradizionali e nuovi. E la questione dei totalitarismi è inserita meritevolmente in un’ottica in cui la politica internazionale trova lo spazio necessario.
Il secondo momento di sintesi particolarmente felice è quello che riguarda la guerra fredda e la costruzione di un nuovo ordine internazionale, originale nella sua natura, modalità ed effetti, non fosse altro perché ?per oltre un quarantennio la pace tra i due campi nemici fu fondata sul «terrore atomico»? (p. 73). La differente simmetria con cui USA e URSS guidano e dominano i rispettivi ?campi? ? interessante il confronto tra il caso jugoslavo e quello cubano ? trova un momento di svolta, che Salvadori sottolinea ripetutamente, nella seconda metà degli anni Settanta, quando alla crisi di egemonia americana dopo la sconfitta in Vietnam si accompagna una ?forte spinta espansionista da parte dell’URSS brezneviana? (p. 83).
Alcuni temi, purtroppo, non sono adeguatamente sviluppati per motivi di spazio: dai risultati non immediati ma di più lungo periodo della decolonizzazione, al processo di emancipazione della donna o alla globalizzazione. E alcune riflessioni ? come quella sul ruolo e significato del ’68 ? sembrano eccessivamente riduttive e poco convincenti. Meglio, forse, sarebbe stato insistere sulle caratteristiche del confronto tra occidente e oriente ? quello ?lungo? con il comunismo, fondato sulla sfida perduta da quest’ultimo con l’occidente, e quello ?recente? con il mondo islamico ? e attorno a questo nodo problematico affrontare le questioni più direttamente legate alle vicende degli ultimi vent’anni; anche a rischio di non toccare per nulla alcuni temi, che avrebbero tuttavia necessitato di un approfondimento più consistente.

Marcello Flores