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Massimo Storchi – Il sangue dei vincitori. Saggio sui crimini fascisti e i processi del dopoguerra (1945-46) – 2008

Massimo Storchi
introduzione di Mimmo Franzinelli, Reggio Emilia, Aliberti, 286 pp., euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2008

Il titolo richiama polemicamente quello del noto libro di Gianpaolo Pansa, Il sangue dei vinti. La tesi di Storchi, autore di pregevoli studi sulla violenza postbellica, è evidente: quelle violenze si spiegano con la virulenza antipartigiana e le violenze contro i civili del fascismo repubblicano nella zona. Insomma, si tratterebbe per lo più (anche se non esclusivamente), di una forma di reazione spontanea di partigiani e civili contro coloro che fino a qualche settimana prima avevano continuato a perseguitare, torturare, uccidere i loro compagni. I dati discussi all’inizio del volume, e riportati nell’appendice sulle vittime della giustizia sommaria in provincia di Reggio Emilia (1945-1946), dimostrano che, quando il tentativo di fare giustizia viene avocato dalle nascenti strutture repubblicane, la grande ondata di violenze si placa. Questo avviene già a partire dalla metà del giugno 1945. Resta tuttavia un residuo consistente, a dimostrazione dell’esistenza di un nucleo di militanti comunisti che contano di finalizzare la violenza ad una strategia di potere popolare, solo tardivamente, e con gran fatica, contrastata e sconfitta dai vertici del Partito comunista.Il blocco centrale del libro è la storia delle strutture repressive della Rsi in provincia di Reggio Emilia, ricostruita attraverso le fonti delle Corti d’assise Straordinarie. Ne esce fuori un quadro di personaggi e figure ? fanatici fascisti, opportunisti, avventurieri ? tutti disposti ad utilizzare in vario modo la violenza nella lotta contro i partigiani. Questa disposizione si giustifica sia con la particolare intensità della lotta partigiana in provincia di Reggio Emilia (l’eliminazione di appartenenti alle varie strutture del fascismo repubblicano è cospicua e continua), sia con il tentativo di ritagliarsi una carriera all’interno del fascismo repubblicano. Spesso la violenza fascista coinvolge anche civili del tutto estranei alla lotta partigiana, provocando un progressivo e definitivo allontanamento delle popolazioni da qualsivoglia appoggio, o neutralità, nei confronti del fascismo repubblicano.Storchi è documentatissimo sulle vicende di questi personaggi, e delle varie strutture repressive, spesso vere e proprie bande di fanatici o profittatori, con dettagli raccapriccianti sulle sevizie cui erano sottoposti uomini e donne che avevano la sventura di cadere nelle mani loro. Se ne ricava l’immagine di un fascismo repubblicano ridotto ad un manipolo di sadici avventurieri, in una perenne, ed anarchica, guerra anche fra di loro per catturare l’appoggio di qualche politico nazionale. Mi chiedo se la particolare angolatura della fonte utilizzata (i processi subito dopo il dopoguerra, conclusisi in maniera diversa, alcuni con condanne a morte eseguite, altri con clamorose assoluzioni, o pene poi condonate) non contribuisca ad appiattire eccessivamente su questo dato criminale la struttura fascista repubblicana, togliendole qualsiasi aspirazione e valenza politica e istituzionale.

Paolo Pezzino