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Massimo Tringali – Alessandro Passerin d’Entrèves. Profilo di un pensiero – 2002

Massimo Tringali
Aosta, Le Château edizioni, pp. 119, euro 13,00

Anno di pubblicazione: 2002

Alessandro Passerin d’Entrèves non sarà stato, magari, ?uno dei più grandi filosofi del Novecento?, come scrive iperbolicamente l’autore, ma fu certo pensatore di rilievo, e ha fatto bene Tringali ha raccogliere i materiali per lo studio della sua opera e a commentarne i passaggi salienti: questa è la prima monografia dedicatagli (nella letteratura precedente ? qui non ricordata ?, a parte i recenti e approfonditi scorci di d’Orsi, si distinguevano i quattro necrologi in due anni di Bobbio, i saggi di Frosini, Scarpelli e Bravo, infine quelli di T.R. Campione, che ha studiato anche lo spinoso rapporto tra fascismo e filosofia del diritto, già indagato da Tarello). La trattazione è così distribuita: rapido profilo biografico; periodo torinese, gli studi e l’avvio della carriera universitaria, fino al 1942; intermezzo politico valdostano 1944-45, quando lo studioso fu brevemente prefetto di Aosta liberata; esperienza di lettore di letteratura italiana a Oxford, 1946-1957; analisi dei temi del giusnaturalismo e della filosofia politica nel nostro autore (ben 44 pagine); conclusione. Nel complesso, il lettore troverà spunti di riflessione, perché Tringali abbonda nelle lunghe citazioni. Ne deriva documentazione, un po’ caoticamente ordinata, sui punti centrali dell’opera di d’Entrèves: il suo ?mai nascosto cattolicesimo? (p. 21) connesso stranamente con una ispirazione liberale (ci fu anche una polemica con Croce nel 1945, pp. 37-38); la predilezione per le dottrine politiche inglesi, la filosofia tomistica, il problema dell’obbligo politico ? ?perché un uomo deve rispettare le leggi??, p. 7 ? il diritto naturale (l’argomento della sua opera più famosa), la legittimità del potere, e poi la filosofia politica come disciplina, negli anni Sessanta; ma soprattutto il suo stile, che ?non era quello di chi scrive la storia, ma di chi cerca la verità? (p. 72). Il libro offre documenti utili, insomma. Va detto però che l’autore li commenta edulcorando la figura del protagonista, sorvolando sulle difficoltà, schivando i nodi critici. Un esempio. ?d’Entrèves, con la sua sensibilità morale e i suoi principi politici profondamente liberali, ? scrive Tringali a p. 7 ? ha sempre rifiutato di riconoscere il regime dispotico fascista come appartenente al consorzio civile dell’umanità?. Davvero? E allora perché nel 1940 votò a favore dell’istituzione, a Giurisprudenza, del corso di Storia e dottrina del fascismo? Perché la sua sensibilità morale non gli impedì, due anni prima, di impadronirsi della cattedra che era stata di un ebreo allontanato dalle leggi razziali, per professare una materia, il Diritto internazionale, di cui sapeva poco o niente ? suscitando le ire di Gioele Solari (più per il secondo motivo che per il primo, invero)? Forse le cose non sono così lineari come tende a descriverle Tringali. Questo vale anche per il comportamento nella Valle d’Aosta liberata, che deve dirsi ambiguo, come sembrò già a Chabod. E vale per il d’Entrèves opinionista della ?Stampa?, qui non trattato. Al tempo del sequestro Moro sostenne che non bisognava appellarsi alla ragion di stato, perché lo Stato di allora non meritava di essere conservato.

Massimo Mastrogregori