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Matteo Millan – Guerra di servizi. Tra Italia e Svizzera, la rete informativa della Resistenza – 2009

Matteo Millan
Padova, Il Poligrafo, 317 pp., Euro 23,00

Anno di pubblicazione: 2009

Il libro è frutto della rielaborazione di una tesi di laurea svolta all’Università di Padova da Matteo Millan, oggi dottorando di ricerca presso lo stesso Ateneo. Il punto di vista della ricerca, per certi versi originale, è ben definito nell’introduzione: studiare il ruolo dell’informazione nel contesto della guerra partigiana come strumento forte di legittimazione (la Resistenza aveva lottato fin dal settembre del 1943 per ottenere un riconoscimento da parte degli Alleati), ma anche «preziosa moneta di scambio nella concessione di aiuti e finanziamenti» (p. 213).Due sono i punti di osservazione privilegiati. Dapprima Milano, snodo dei numerosi flussi informativi del Clnai. In questa prima parte, dopo aver contestualizzato la nascita delle reti resistenziali, l’attenzione è volta ad analizzare i media utilizzati dalle diverse reti che fanno riferimento alla capitale (radio, notiziari giornalieri, bollettini settimanali, monografie, segnalazioni di controspionaggio…); inoltre, l’a. si propone di ricostruire e analizzare il ruolo dell’informatore, poco considerato nell’immaginario collettivo veicolato dalla Resistenza (pp.14-15), affrontando così anche le dinamiche interne alle reti di informazione partigiane.In una secondo parte, superata la «semi-permeabile» frontiera, l’a. porta l’attenzione sulla Svizzera, base operativa per i servizi d’informazione degli Alleati, luogo dove partigiani e mondo libero annodano proficui contatti, indagando in particolare il rapporto tra i vertici della Resistenza italiana e il capitano dell’esercito elvetico Guido Bustelli, incaricato alla fine del 1940 di creare a Lugano un ufficio informazioni dell’esercito, che contribuisse a raccogliere notizie sulla situazione politica e militare del fronte sud.Se per la prima parte Millan offre utili elementi contestuali per capire come si sviluppano le reti informative analizzate, in questa seconda parte una maggiore conoscenza della letteratura sul contesto politico e militare elvetico durante la seconda guerra mondiale, e anche delle relazioni di lungo percorso intrattenute con l’Italia, avrebbe forse permesso meglio di comprendere come si instaurano questi contatti transfrontalieri, evitando alcune eccessive semplificazioni.L’a. conclude affrontando gli ultimi mesi delle reti informative, quando «cala il sipario» su una rete «federale» considerata da uno dei suoi principali fautori, Ferruccio Parri, come «un’opportunità strategica inimitabile» (p. 305) – anche se non scevra da lotte interne – per l’attuazione di una politica estera da parte delle istituzioni partigiane.Nel complesso, tenuto conto anche della natura del lavoro, (e solidi lavori di laurea come questo non possono che essere benvenuti), l’a. è riuscito nel suo intento di «ricostruire come da Milano si vedessero le organizzazioni informatrici periferiche tralasciando [?] di indagare con la lente di ingrandimento la vita come si svolge nelle reti periferiche» (p. 17).

Nelly Valsangiacomo